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Oggi è una giornata che si celebra in tutta Italia, si ricorda la liberazione da quello che per molti era un incubo: il dominio straniero, l’oppressione di un popolo.

Eppure oggi non tutti sono favorevoli a queste celebrazioni, molti, invece, vedono la fine di quel regime come un danno subìto e, per questo, condannano le varie associazioni che mantengono viva la memoria perchè, a loro dire, vedono solo un lato della medaglia.

A chi ricorda gli orrori di una parte (i fascisti tedeschi, l’olocausto e tutto quello che ne derivò) viene risposto ricordando che anche i partigiani e i “liberatori” portarono nefandezze di ogni tipo (razzie, stupri, eccidi) in nome di una libertà che era solo loro.

Ed ognuno di loro ha ragione, perchè la storia fu questa che ci piaccia o no… Era la guerra, e in una guerra non ci sono i buoni e i cattivi: chiunque faccia una guerra è nella lista dei cattivi, anche se è lì per difendere, la sola idea di guerra sa già di cattivo.

Ma è proprio per questo che il 25 aprile dovrebbe avere un valore immenso. Serve a ricordare, più di qualsiasi altro giorno, la fine dell’orrore che sia di una parte o dell’altra. Il giorno della rinascita.

Avremmo dovuto costruire sulle piccole cose positive di quel periodo: il senso di patriottismo, la solidarietà, l’identità civica che pervadeva da nord a sud, invece… siamo stati capaci solo di cadere dalla padella alla brace e questo proprio perchè abbiamo memoria corta.

Dopo anni alcuni riflettono sul fatto che la liberazione da parte degli americani in realtà abbia sancito l’inizio del loro dominio economico e politico su di noi, e che i veri invasori alla fine siano stati proprio loro creando dipendenza in tutto. Verissimo, ma… come dicevo prima, avremmo dovuto essere noi a costruire una patria diversa, avremmo dovuto essere noi ad usare gli strumenti che avevamo in modo diverso. E’ che gli italiani sono brava gente, ma solo perchè pensano di essere più furbi, che magari sul momento è anche vero, ma a lungo termine ci si accorge di come si è stati fessi a farsi fregare.

E una volta l’anno si ricorda di rispolverare il sentimento patriottico, si pensa al nonno o al papà morto in guerra, si vanno a rileggere le lettere che le nonne e le mamme avevano conservato, si apprezzano le frecce tricolori che sfrecciano sul Vittoriano, ma sono veramente pochi quelli che vanno a rendere onore ai caduti, celebrano davvero questa giornata per quello che realmente è: la liberazione da una guerra.

Perchè, checchè se ne dica. questo è, la liberazione da una guerra e solo per questo tutti, ma proprio tutti, dovrebbero celebrarla.

Ero a Palestrina oggi e di gente ce n’era davvero poca, a parte i rappresentanti istituzionali, solo poche decine di persone hanno sentito il bisogno di portare omaggi a chi ha dato la sua vita per difendere la propria patria, costretti o volontariamente, sbagliando o nel giusto poco importa, conta solo il fatto che loro erano lì, che loro ci hanno provato e che, molto probabilmente, noi non avremmo saputo fare nemmeno un decimo di quello che hanno fatto loro per la nostra nazione.

Mi sono commossa ascoltando Fratelli d’Italia suonata dalla nostra banda, la Banda Giovanni Pierluigi da Palestrina, mentre la bandiera saliva. Ho ascoltato le parole del Sindaco Adolfo De Angelis che ricordavano il significato di questa giornata a chi, tra i presenti, la aveva vissuta, ma anche ai pochi giovani che ascoltavano  (la maggior parte membri della Banda).

Ho apprezzato il momento in cui il discorso del Sindaco si è soffermato sui diritti per difendere i quali i nostri avi sono morti, ma ha ricordato anche che abbiamo dei doveri di cittadini, tra i quali, soprattutto, quelli di rispettare il nostro prossimo quando vogliamo fare i furbi a tutti i costi.

Tradiamo i valori di questa giornata quando occupiamo un parcheggio per disabili senza averne titolo, quando timbriamo il cartellino al posto di un collega assente, quando scendiamo a compromessi per ottenere un favore che ci permetta di avere una cosa che non si dovrebbe avere, quando si cercano scappatoie, scorciatoie, vie traverse pur di non seguire le regole. Chi di noi è senza peccato scagli la prima pietra e questo deve esser stato l’intento di De Angelis perchè ha parlato anche rivolgendosi alle istituzioni in primis.

Che sia arrivata l’ora di un bell’esame di coscienza (civica) per tutti? Sarebbe auspicabile, intanto cominciamo noi, siamo noi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo…

Allora cominciamo ad esercitarci sul significato e sul valore della libertà, magari coinvolgendo di più i nostri giovani che la danno per scontata e non pensano che, invece, potrebbero perderla da un momento all’altro, che è una cosa da coltivare e da proteggere non certo con la furbizia, la prevaricazione e la cattiveria.

Rieduchiamoci al senso civico, alla solidarietà, all’aborrire la guerra sin da dentro le nostre case, le nostre famiglie, sul posto di lavoro. Allora si che potremo parlare di liberazione!

Gioia Cafaro

 

 

 

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