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Nelle nostre ricerche bibliografiche sull’archeologia prenestina, ci siamo imbattuti recentemente in un articolo di David Nonnis pubblicato nel 1999 sui Cahiers du Centre Gustave Glotz (n° 10, pp. 71-109). Nell’articolo, dal titolo “Attività imprenditoriale e classi dirigenti nell’età repubblicana. Tre città campione” e presentato in occasione di un seminario svoltosi a Parigi, l’autore ha esaminato le attività di produttori o imprenditori che hanno avuto legami con le famiglie più eminenti delle città italiche; Nonnis ha studiato il coinvolgimento dell’aristocrazia e delle classi dirigenti locali in attività manifatturiere o commerciali e quindi l’individuazione dei possibili interessi da parte delle famiglie che fornivano i quadri dirigenti delle città italiche tra la media e tarda età repubblicana. Le tre città prese in esame sono Praeneste, Pompeii ed Aquileia, di cui si dispone di una considerevole documentazione epigrafica.

tappo d'anfora trovato a Ponza_1

Praeneste, centro del Latium vetus che conservò l’autonomia da Roma fino alla guerra Sociale, ha una documentazione epigrafica molto ricca che va dai segnacoli funerari della necropoli della Colombella – le cosiddette “pigne”, nome derivato dalla loro forma – alle iscrizioni legate al rifacimento monumentale del tempio di Fortuna Primigenia, ed alle numerose basi di donari poste dai collegia prenestini. Un legame con famiglie dell’aristocrazia municipale è possibile ipotizzarlo per molti individui. Tra i casi più antichi è quello di M. Orcevius, un fabbricante di ceramica da mensa, attivo tra il III-II sec.a.C. ed appartenente ad una gens che aveva un censor tra i suoi membri. A questa famiglia sembra appartenere anche un commerciante di vino ed un membro entrato nell’ordine senatorio: un C.Orcivius praetor nel 66 a.C.

tegola con bolli di 2 questori di Praeneste trovata a Gabi_1

Della famiglia dei Samiarii, di cui sono stati individuati almeno 6 fabbricanti, sembra che nessuno abbia ricoperto incarichi magistrali a Praeneste, ma lo abbiano fatto a Delo e in altre località dell’Oriente ellenistico ed anche ad Aquileia.

Su un’anfora vinaria scoperta nella necropoli di Capena compare il nome di un altro prenestino produttore o piuttosto commerciante di vino: Cn. Etrilius. Gli Etrilii avevano interessi anche nel settore dell’industria tessile (un Q.Etrilius era magister di un’associazione di fullones) e dei materiali edilizi (L.Etrilius noto da alcuni bolli doliari di Roma ed Ostia).

Per altri individui appaiono legami con famiglie di notabili impegnate tra la fine del II e gli inizi del I sec.a.C nella risistemazione monumentale del santuario della Fortuna. Vi sono numerosi magistri e ministri di associazioni dedite a diverse attività professionali, come il commercio del bestiame (mercatores pequarii come L.Mucius e C.Vatronius) e della carne (lanii come Anicius e P.Dindius), l’industria tessile (fullones) e l’artigianato metallurgico (fabri aerarii come T.Anicius). Per la gran parte della ricca produzione locale di ciste e specchi in bronzo con decorazione incisa, non si conoscono i nomi degli artigiani perché gli oggetti non sono quasi mai firmati, così come anche per la produzione di strigili. Solo per pochi casi, quindi, è possibile stabilire un collegamento con famiglie prenestine conosciute.

Alcuni bolli laterizi di età repubblicana ricordano produttori legati a famiglie dell’aristocrazia municipale pre-sillana, presumibilmente per interessi di natura fondiaria, come L.Cominius, L.Etrilius e M.Saufeius. Alcuni bolli di tegole provenienti da Gabii menzionano alcuni quaestores come C.Geminius Rufus, L.Magulnius, C.Minucius e M.Nautius. Un altro commerciante di vino, A.Saufeius, appare su una serie di tappi che sigillavano anfore vinarie trovate a Minturno.

La vastità di interessi economici nell’aristocrazia prenestina è testimoniata nella presenza a Delo di negotiatores come i Magulnii, Orcevii, Samiarii e Saufeii. Su un bollo anforario di Delo appare anche un Satricanus, entrato nell’ordine dei decurioni.

Nonnis passa poi ad esaminare la situazione di Pompeii e del comprensorio vesuviano ed, infine, di Aquileia, dove è testimoniata la presenza di un fabbricante di strigili bronzei (L.Tampius) appartenente ad una famiglia di origine prenestina trasferitasi in epoca piuttosto antica, certamente anteriore alla deduzione della colonia sillana. Chiudono l’articolo 3 tabelle con i nomi, le attività, le attestazioni e i raffronti onomastici con magistrati locali.

Angelo Pinci

www.angelopinci.it

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