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rampa 167Chi non si è mai fermato all’angolo di qualche piazza di città dove il solito truffaldino, sostenuto da un paio di complici, cerca di estorcere denaro a qualche ingenuo con il gioco delle tre carte? Quello dove si deve, cioè, indovinare dov’è l’asso vincente dopo che le carte sono state mescolate ad arte.

Se noi trasferiamo il gioco delle tre carte a Palestrina, e precisamente in via Prenestina Nuova 184/a avremo tre soggetti: un costruttore, una ditta appaltatrice che avrebbe dovuto terminare le opere di urbanizzazione e un’Amministrazione comunale che si è chiamata fuori e non interviene!… Pardon! Interviene anche troppo a suon di delibere che cambiano a seconda di chi si reca negli uffici comunali. Asso vince…asso perde, dice l’imbonitore! A dire il vero qualche compare fa finta di vincere. Alle spalle dell’ingenuo malcapitato.

Ed uno di questi ingenui malcapitati sono io.

Le foto che mostro sono più eloquenti di cento articoli. Dal mese di dicembre mi sono trasferito al piano terra di una palazzina delle cooperative di Via Prenestina Nuova. Restare a San Cesareo era per me impossibile ed allora anche se con vari disagi ho preferito cambiare residenza!

Alcuni vicini mi esortavano a trasferirmi in quest’appartamento, non ancora ultimato ma che almeno era nostro, se non altro per non trovarmi a pagare un mutuo per una casa in cui non riuscivo ad abitare e nello stesso tempo un affitto per avere un tetto sulla testa. Sapevo che avrei dovuto sopportare qualche sacrificio in quanto la palazzina non è ancora ultimata, ma la mia modesta pensione non mi permetteva di fronteggiare entrambe le ingenti spese e la vita quotidiana. Di qui la decisione sofferta e quasi imposta, del resto mi furono fatte varie promesse.

“ Vedrai che quanto prima ti faranno la rampa d’accesso!” Mi disse qualcuno “Stai tranquillo – mi disse un collaboratore del costruttore – non appena riprenderemo i lavori sarà la prima cosa che faremo”. A dire il vero qualcosa la fecero. Accroccarono quattro tavole, che a me non servivano ma che, invece, sono servite a mio genero per fratturarsi una gamba e restare immobile tra gesso e riabilitazione oltre due mesi.IMG_0359

Tornato il bel tempo e trovata una nuova ditta disposta a proseguire i lavori all’epoca interrotti dalla ditta appaltatrice, una mattina vidi degli operai che preparavano le rampe per poi gettare il cemento. Cominciai a ben sperare di poter avere un minimo di autonomia nell’uscire di casa e, finalmente, ricominciare un po’ a vivere la vita normale e non quella di un recluso, ma… Dopo appena un’ora giunsero i carabinieri chiamati dalla ditta appaltatrice. Non so cosa sia successo, l’unica cosa sicura è che la rampa non è stata più costruita.

Qui cominciarono le mie rimostranze insieme alle scuse e al tirarsi fuori della ditta costruttrice che (a suo dire) aveva le mani legate. Seguì una delibera del Comune che ordinava la messa in sicurezza e il completamento delle opere iniziate e anche la telefonata del titolare della ditta appaltatrice in cui manifestava tutto il suo rammarico per tutto questo episodio increscioso facendomi addirittura le scuse, terminando con una promessa: avrebbe provveduto lui a farmi la rampa quanto prima.

E si arriva al mese d’agosto: tutti in ferie eccetto il sottoscritto che non ha potuto assistere, anche se invitato e volenteroso, a nessuna festa o Sagra paesana.

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C’è stato poi a Ferragosto l’aggravarsi delle mie condizioni tanto da dover essere ricoverato prima a Palestrina e poi all’Ospedale Israelitico di Roma in condizioni non certo delle migliori. Non potete immaginare le peripezie alle quali sono andati incontro i responsabili del 118 per farmi uscire di casa. Volevano addirittura far intervenire la Forza pubblica (e forse sarebbe stato meglio, magari sarebbe partita qualche denuncia seria). Altra odissea il ritorno, con qualche volontario (soprattutto mio genero) che ha rischiato di rompersi l’osso del collo per riportarmi in casa sano e salvo.

Le ferie sono terminate e quindi speravo che qualcosa si risolvesse, invece siamo al punto di partenza: promesse…promesse…e promesse… e una sola realtà: lo scarico di responsabilità che viene rimbalzato tra le tre carte sulla pelle dei cittadini che sono rimasti intrappolati in questa rete.

L’unica certezza che ho è che ora frequentemente dovrò essere sottoposto ad accertamenti e visite mediche e non è giusto che mia moglie, anche lei con problemi di salute e deambulazione, debba chiamare questo o quel vicino disposto ad aiutarmi ad uscire di casa, soprattutto che si prenda la responsabilità di spostarmi con le condizioni che ci sono qui.

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Per favore fatemi sentire che mi siete vicini, aiutatemi nel condividere e commentare questa situazione. Lo so non è deontologicamente corretto usare il giornale per problemi personali, purtroppo è l’unico mezzo che ho per far sentire il mio grido di disperazione.

Antonio Gamboni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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