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Siamo in guerra” … Ma se provassimo a capovolgere il paradigma? …“Siamo in fratellanza

Invece di usare parole che producono odio, proviamo ad assumere un atteggiamento pacifico nelle relazioni umane.  Voi direte “il solito buonista” “quelli ci massacrano e noi dobbiamo porgere l’altra guancia?

Mi ritorna in mente una filastrocca degli anni sessanta di Angiolo Silvio Novaro, l’incontro tra San Francesco e il lupo

“O lupo, mio fratello lupo,
perché mi guardi così ombroso e cupo?
Perché mi mostri quegli aguzzi denti?
Vieni un po’ qua, siedimi accosto e senti:
Io so che tu fai molto male a Gubbio
e tieni ognuno della vita in dubbio,
e so che rubi uccidi e non perdoni
nemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:
Orbene ascolta: come è vero il sole,
ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!
Ma tu sei buono; e forse ti ha costretto
a ciò la fame. Ebbene, io ti prometto
che in Gubbio avrai d’ora in avanti il vitto:
ma tu prometti essere onesto e dritto
e non dare la minima molestia:
Essere insomma una tranquilla bestia.
Prometti dunque tutto questo, dì?”.
Il lupo abbassò il capo, e fece: “Si!”.
“Davanti a Dio tu lo prometti?”.
E in fede il lupo alzò molto umilmente un piede”

Ebbene cosa ci insegna questa filastrocca? Che l’incontro tra il Santo e il Lupo può essere preso come paradigma per affrontare la relazione tra Noi e Loro, dove “Loro” sono tutti quelli che nel corso della storia abbiamo identificato come “i nemici”. Oggi li vediamo nei “musulmani” gente cattiva che vuole distruggere la nostra civiltà. Ma è proprio così?

E allora entriamo nei panni di Francesco: “fratello lupo” anche se hai fatto tanto male agli uomini mi rivolgo a te con parole fraterne, perché tu, nonostante tutto, sei mio fratello, se riconosciamo che Dio è nostro Padre, così come la luna e l’acqua e ogni altra cosa su questa terra.

Riconoscere il male fatto e arrecato è il primo passo per capire le ragioni dell’altro. Ma il male ha sempre una causa: quella del lupo è la fame, se noi ti distruggiamo l’ambiente, il tuo habitat, e tu non trovi più alimento allora tu, lupo, diventi cattivo, e vieni a cercare cibo nelle nostre case.

“so che rubi uccidi e non perdoni
nemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:
Orbene ascolta: come è vero il sole,
ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!”

E tu, lupo, non puoi giustificare il tuo comportamento, appellandoti al tuo Dio. Perché Dio, qualunque forma vogliamo dargli, “non vuole”.

E allora la mia risposta al tuo “far male per fame” è quello di un gesto di pace: darti da mangiare così che tu rinuncerai a far del male. Il lupo allora “levando il piè ritto, si puose in mano di Santo Francesco”.

Padre Ernesto Balducci ci parlava in questi termini: “La vera pace chiede che si riconoscano le ragioni che il nemico conserva anche quando il suo comportamento è perverso”.

E allora invece di alzare muri che non hanno mai garantito nessuna sicurezza, perché è nella natura dell’uomo la ricerca di pace, di un luogo dove vivere sicuri e poter garantire un futuro alla propria famiglia, dobbiamo costruire una luogo di cultura condivisa fondata su valori riconoscibili che ponga al centro la dignità umana e una rete di relazioni sociali che concorra all’integrazione, seppur nella diversità etnica e religiosa, dei nuovi cittadini che chiedono di vivere nel nostro paese.  Non è buonismo quello di voler cercare una base comune di convivenza, questa si antidoto al sospetto, allo scontro, alla sopraffazione.

Il terrorismo non è la causa, è il sintomo di un malessere sociale che trova giustificazione nella fede oggi, come lo fu nell’ideologia degli anni settanta. E fino a quando non debelleremo il grande male, ci sarà sempre un “terrorista” pronto a portare morte e distruzione nel nostro occidente distratto e individualista, dove l’unica idea forte è quella di una visione nichilista per cui va bene tutto e il contrario di tutto.

Ed è in questo vuoto di cultura e di riferimenti ideali che il “terrorista”, oggi del Daesh domani di un’altra idea, si presenta con un insieme di ideali magari turpi e assassini, ma capace di suggestionare menti e animi deboli, offrendogli una prospettiva di liberazione sia economica che culturale. Nel corso del novecento l’idea europea si è ridotta ad una visione economicistica, svuotando la sua cultura di riferimenti ideali, di valori alti, di principi morali.

Il medioevo, il rinascimento, il romanticismo solo per citare tre momenti alti della storia europea si fondavano sui principi giudaici-cristiani e da questi traevano la forza ideale per contrastare spinte distruttive provenienti da culture altre. Oggi di fronte all’attacco di un Islam in cui sta prevalendo la sua componente politica, l’Europa deve rispondere recuperando le proprie radici, deve reimpostare il proprio cammino che non può essere solo economico o peggio finanziario.

Deve se vuole vincere la sua battaglia – che non è certo basata su eserciti – recuperare quella cultura spirituale che vede nella sua letteratura, musica, arti pittoriche  le massime espressioni di egemonia che poi sono alla base di ogni azione politica. Questo non vuol dire porsi in maniera antagonista nei confronti dell’Islam, ma deve invece significare la riscoperta di dialogo con le altre culture, cosciente di avere qualcosa di profondo da dire che non siano solo  concetti prodotti dall’idolatria del denaro.

Roberto Papa

 

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