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“I ragazzi hanno una voglia innata di raccontare storie”

Nell’ambito della manifestazione “Librinfiore”, la Libreria Mondadori Bookstore ha organizzato e coordinato due incontri con gli studenti delle scuole elementari e medie di Velletri che hanno avuto l’opportunità di conoscere e ascoltare Manlio Castagna.

Nato a Salerno nel 1974, l’autore di Petrademone è un nome affermato nel mondo della cultura, avendo lavorato come scrittore, sceneggiatore, giornalista e nel cinema (dal 2007 ricopre l’incarico di vice-direttore del Giffoni Film Festival). Lo scrittore, che ha incontrato in mattinata al Teatro Aurora e nel pomeriggio alla “Marcelli” i ragazzi veliterni, si è mostrato molto bravo nel coinvolgere la platea, grazie alla sua simpatia e al suo linguaggio semplice e diretto. Gli studenti si sono lasciati trasportare, così, nel mondo della fantasia partendo dalla domanda che origina ogni opera, cinema o romanzo che sia, e cioè: “Cosa accadrebbe se…?”.

Con una specie di quiz i giovani allievi della “Marcelli”, nell’incontro pomeridiano, hanno dato vita ad una storia bizzarra e grottesca, che però li ha appassionati e avvicinati alla lettura. Al margine della presentazione del libro, Manlio Castagna ha rilasciato una breve intervista sulla sua attività letteraria e sul doppio appuntamento veliterno.

Manlio Castagna, che esperienza è per lei scrivere e poi presentare ciò che si è scritto ai bambini, che sono un pubblico ben diverso rispetto ad una platea adulta?

È una bella domanda perché sono due esperienze molto distanti tra loro ma affascinanti. Direi che la scrittura in particolare è un’esperienza di esplorazione dei propri panorami interiori, attraverso la scrittura si riesce ad accedere a realtà altrimenti inaccessibili. Scrivere innanzitutto è quindi creare una strada attraverso il quale guardarsi meglio dentro e tramite la quale guardare gli altri con un occhio diverso. Parlare coi ragazzi di questo e di altro è sempre straordinario perché è come se si creasse una forte circuito tra il mondo creato dalla letteratura e il loro punto di vista.

La professione che svolge, a stretto contatto con il cinema, l’ha portata a mischiare spesso il piano della sceneggiatura e della cinematografia con quello delle lettere. I ragazzi rispondono bene a queste sollecitazioni?

Mi rendo bene conto del fatto che i ragazzi abbiano un approccio al mondo audio-visivo maggiore rispetto a quello della lettura. Coniugare quello che scrivo al cinema è un’occasione per ampliare il mio mondo e anche la fetta di persone che lo guarderà. Tra l’altro il libro è scritto già con un passo cinematografico…

Per chi, come lei, conosce bene la trafila e il tempo che intercorre tra la scrittura di un’opera, l’editing, le correzioni e così via, che effetto fa ricevere domande spiazzanti da ragazzi così giovani e vedere la semplicità e rapidità con cui inventano?

La cosa bella è proprio che i ragazzi non si preoccupano, anzi si sentono liberi di mettere in moto la fantasia. La mia reazione è sempre di stupore, questa è la parola chiave: guardare e sentire le storie che i ragazzi creano, anche in maniera estemporanea, grezza, rocambolesca e squinternata ti fa capire che i bambini hanno dentro di sé molto da dire, c’è una voglia innata di raccontare storie.

Rocco Della Corte  

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