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O LA BORSA O LA VITA! ” ORA TOCCA AL GOVERNO DECIDERE IL TEMPO È SCADUTO Ancora un Decreto. Una pioggia di miliardi. Lo hanno chiamato “Rilancio”. Ma non ci sarà alcun rilancio, se si ritardera’ ancora e se non si supereranno rapidamente i cancelli della burocrazia. C’è poco da essere ottimisti. Il grido di dolore che si solleva da tutte le parti d’Italia fa pensare al peggio. Basteranno i 55 testoni del cosiddetto “Rilancio” per tutte le esigenze?Sarebbero appena sufficienti per una sola Regione, immaginarsi per tutte le altre. Un ladro che ti vuole rapinare in un luogo solitario, di notte tempo e sotto la minaccia di un’arma, se ti dovesse intimare di dargli ciò che hai, pena la vita, chi gli opporrebbe resistenza? Il nostro governo si è complicato la vita da solo. Sempre pagine e pagine di protocolli. L’ultimo decreto ha sfiorato le 500 pagine. Riunioni su riunioni del Consiglio dei Ministri. Tentativi a non finire per districare la matassa, ma il problema resta e diventa sempre più di difficile soluzione. Sì presenta il tutto come se quei miliardi fossero dei doni, delle strenne natalizie e invece non è così. Specie se si dovessero accumulare altri ritardi. Siamo davvero arrivati al punto in cui o si consegna la borsa o ci giochiamo la vita. Questa volta non è un rapinatore a dirlo, ma un popolo provato, però risoluto a non mollare. Costi quello che costi. Ammesso che per uno strano miracolo, la manna arrivi un bel mattino, quanti saranno felici e con bei soldoni in mano? Quanti, al contrario, resteranno a secco, senza neppure un centesimo? Siamo in grado di ripartire nel vero senso della parola? Il treno del Rilancio si è messo in moto questa martina, 18 maggio, ma dove sta andando? Non si sa bene dove e poi in tanti non sono riusciti a prenderlo. Che fine faranno? “Fate presto a dare alle imprese un po’ di ossigeno, prima che la mafia e investitori stranieri piombino come rapaci sulle ghiotte prede”. Inutile piangere, ormai, sul latte versato. L’avventura, anzi le disavventure, continuano. Se si fosse pensato prima ad una politica più reale e funzionale, non ci troveremmo in condizioni disperate. Invece di dare miserie agli operatori, in base a decreti precedenti, fosse stato concesso lo stop alle spese vive, come affitti, tasse, bollette, mutui e ogni altra incombenza da pagare pronta cassa, non sarebbe stato meglio? Non si incassava, ma neppure si pagava. Con la chiusura di tutte le attività ogni operatore doveva essere lasciato libero, autonomo, non vincolato. “Non guadagno io ma neppure tu, stato o privato che sia”. Il maledetto virus ha portato via progresso, civiltà e giustizia. C’è, però, chi lo ha secondato. Da soli, al contrario, ci saremmo arrangiati e gli Italiani, in questa arte, sono maestri. Pino Pompilio

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