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LA CULTURA COME VALORE ECONOMICO

Dal 1 agosto un altro locale storico di Palestrina ha chiuso i battenti. Pierluigi da Palestrina non sentirà più il rumore di serrande che ogni mattina venivano alzate sulla macelleria che da oltre cinquantanni ha fornito pregiata carne a diverse generazioni di prenestini. Il Centro Storico perde un altro pezzo di memoria……..e passeggiando dal Bar Oscar fino al Comune non si fa altro che ammirare cartelli di “vendesi” e “affittasi” di locali commerciali.

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 Colpa dei Centri Commerciali? Forse….ma certo alla situazione attuale ha contribuito il silenzio delle varie amministrazioni che non hanno investito nel suo rilancio né in termini di idee che di risorse finanziarie…..

Ma non tutta la colpa è dell’amministrazione, anche i commercianti e gli stessi abitanti hanno lasciato che questa situazione degenerasse non cercando invece di unire le forze per premere sul governo cittadino perché pensasse ad una politica di rilancio che favorisse anche l’occupazione, perché come è ormai noto l’investimento in cultura porta con se anche l’ampliamento dei contenuti dell’offerta turistica culturale e lo sviluppo della rete di infrastrutture. Occorre quindi fare sistema e programmare azioni efficaci in modo strutturato.

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Tutto questo ovviamente non può ricadere solo sul pubblico ma è necessario valorizzare anche le competenze dei privati, stimolandone anche gli investimenti. Qualcuno tempo fa disse che “con la cultura non si mangia” ma è ormai dimostrato che la cultura genera valore economico portando un significativo stimolo in termini di PIL e di occupazione. Ogni euro prodotto da un museo o da un sito archeologico si traduce in altri due euro di ricchezza per il territorio. L’artigianato artistico insieme alle altre industrie creative ne generano ulteriori 2,1. La produzione di un audiovisivo, di un libro o di una rappresentazione teatrale altri 1,2. Quindi, investire in ‘cultura’ conviene.

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Occorre sviluppare gli attrattori culturali e artistici quali concerti e festival di musica sacra dedicati a Pierluigi ma non solo, anche jazz (I vicoli del jazz) e rock (Nel Nome del Rock), fare di Palestrina la città della musica, valorizzare l’artigianato prenestino dal ricamo all’arte del rame fino al giglietto che dal prossimo ottobre diventerà “presidio Slow Food”. Occorre sviluppare, però, anche i subattrattori, capaci di offrire al turista un’offerta completa che soddisfi tutte le sue esigenze. In questo senso dobbiamo guardare anche alle famiglie pensando a “pacchetti completi” e offerte ad hoc (dal Rainbow Magicland, al turismo religioso, naturalistico, ecc.).

Palestrina proprio per le sue caratteristiche artistico-culturali (archeologia e storia), religiose (sede della Diocesi), artigianali (il giglietto, il ricamo, il rame), naturali (i suoi percorsi naturalistici) potrebbe diventare il centro propulsore della filiera dell’industria culturale prenestina ovvero di tutti quei settori che sebbene non svolgano attività culturali sono da queste attivate (attività formative, produzioni agricole tipiche, attività del commercio al dettaglio collegate alle produzione dell’industria culturale, turismo, trasporti). 

La cultura entra oggi sempre più massicciamente all’interno dei nuovi processi di creazione di valore economico ed è altrettanto evidente che i centri urbani, ancor più se piccoli (i borghi) che perseguono una strategia minimamente coerente e ambiziosa di sviluppo economico locale fanno della cultura una delle leve di azione privilegiate aprendo musei e biblioteche, favorendo una programmazione cinematografica e teatrale coerente e continuativa, disseminando il tessuto urbano e non solo di attività culturali, favorendo l’insediamento di artisti, promuovendo processi di riqualificazione urbana (dal centro storico agli Scacciati, ma anche il percorso che dagli Scacciati arriva a Castel San Pietro, oggi in uno stato di abbandono e degrado indescrivibile). 

Oggi Palestrina da l’immagine di un Paese mediocre che vive di un grande passato, che vive ripiegata su se stessa senza avere la forza (pur avendone le capacità) di proiettarsi verso il futuro. Vivere a Palestrina non deve trasformarsi in una “dannata consumazione” per dirla con le parole di Leopardi (Le Ricordanze): “Né mi diceva il cor che l’età verde Sarei dannato a consumare in questo Natio borgo selvaggio”.

Roberto Papa

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