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Come un fulmine a ciel sereno la Covisoc boccia l’U.S. Palestrina per non avere una struttura dove disputare le case casalinghe. Di chi la colpa della Società o del Comune? 

Scrivere di calcio mi riporta indietro di oltre 40 anni quando ero corrispondente del Tempo di Roma. Con un certo imbarazzo, vista la mia poca dimestichezza con lo sport in genere, scrissi del Torneo Città di Roma vinto dal San Cesareo  e dell’ottimo campionato che stava disputando il Gallicano.

Ma il calcio di cui voglio parlare non è quello giocato, ma i retroscena. In molti infatti hanno pubblicato la lettera della Covisoc che esclude di fatto il Palestrina da disputare la stagione 2014/2015 nella serie D. Infatti venerdì scorso la Covisoc (società di controllo sui conti e sulle strutture), ha bocciato l’iscrizione dell’U.S. Palestrina calcio 1919 per non avere a norma l’impianto sportivo Antonio Sbardella, che dal lontano 2011 non può ospitare le partite casalinghe delle formazioni arancio verde. La diatriba tra il comune di Palestrina e la società va avanti da diversi anni, con continue schermaglie da ambo le parti, con l’amministrazione comunale che dice che le tribune sono pronte da un momento all’altro e la società che vorrebbe che la messa a norma dell’impianto (antincendio e uscite di sicurezza) venga pagata dallo stesso ente. Ma non tutti sanno che l’U.S. Palestrina ha una convenzione di 25 anni e che spetta a loro la messa a norma.

C’è poi da dire  che sono stati spesi dei soldi privati della Società per costruire una foresteria che ospita giocatori stranieri provenienti prevalentemente dal Brasile e dall’Argentina e un ristorante non ancora funzionante. La domanda sorge spontanea non era meglio prima di buttare giù le vecchie tribune mettere a norma il campo e poi costruire tutto il resto? La situazione non sembra così vicina alla soluzione, anche perché se l’amministrazione comunale entro fine settembre consegnasse le tribune come dice, chi avrà il compito di mettere a norma l’impianto? La società o il Comune? Una risposta che tarda ad arrivare da ambo le parti. Si vocifera che in caso di mancata iscrizione al campionato di Serie D, la formazione arancio verde possa essere iscritta al campionato di Eccellenza, a questo punto basterebbero soltanto le tribune per poterci giocare ed avere un anno in più per provare a risolvere il problema della messa in sicurezza. Chi ci perde come sempre sono i tifosi e gli appassionati di questo sport, che con il passare degli anni sta costatando come sia difficile tifare per la squadra della propria città.

Noi non abbiamo elementi per avvalorare certe dichiarazioni, ma se così fosse sarebbe facile trovare i capri espiatori. Dovremo accontentarci delle cronache dell’altra squadra, quel San Cesareo, anche lui in serie D. Una squadra che a detta di qualcuno non ha dimostrato negli ultimi anni quella sportività, limpidezza e correttezza che normalmente dovrebbe avere chi ama lo sport sano. A che mi riferisco? Alle chiacchiere, che poi trovano conferma nei risultati , che vedono la squadra perdere le ultime partite, dopo essere stata in testa per l’intero campionato. “Non hanno né i soldi per passare tra i semiprofessionisti- ci riferisce una gola profonda –  né hanno trovato un acquirente a cui vendere la squadra o il posto conquistato nella serie superiore”.

Speriamo che non sia così e che tutte le chiacchiere sul Palestrina che sul San Cesareo  svaniscano con l’inizio del Campionato. Noi ce lo auguriamo anche perché siamo perché lo sport deve essere qualcosa di pulito. Anche se è difficile visti gli interessi e gli intrallazzi che ci girano attorno!

 

 

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