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Group of young people celebrating with drinks in nightclub

Il grave fatto di cronaca che ha coinvolto un giovane di Palestrina è l’ultimo episodio di una lunga serie che ormai da diversi anni si verificano in città, soprattutto nel Centro Storico: risse, coma etilici, incidenti di auto, devastazioni, forme di bullismo, quando non episodi ben più gravi come la morte di un giovane ai giardini del Principe avvenuta qualche anno fa.

Questi episodi, che avvengono solitamente nel fine settimana e che vengono sbrigativamente liquidati come effetti collaterali della movida cittadina o meglio della ricerca dello “sballo”, riguardano sicuramente  un problema di controllo del territorio (la sicurezza urbana con le sue appendici di prevenzione e repressione) ma devono soprattutto interrogare genitori, educatori istituzioni laiche e religiose sul “senso” del divertimento e dello svago.

Lo psicanalista Umberto Galimberti nel suo libro “L’ospite inquietante” scrive: “I giovani, anche se non ne sono consci, stanno male”. Non bisogna lasciarsi ingannare dalla loro chiassosa euforia. Essi “cercano i divertimenti perché non sanno gioire”. Quella che sembra pienezza di vita è in realtà solo l’antidoto a un profondo disagio interiore: “Il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità, non perché ciò procuri gioia, ma perché promette di seppellire l’angoscia”. 

Le istituzioni pubbliche, nel corso degli ultimi anni, hanno risposto a questa angoscia dando ai giovani quello che loro chiedevano: luoghi dove ritrovarsi per  esercitare quei comportamenti derivanti dalla “cultura dello sballo” inserendola all’interno di uno stile di vita che un noto amministratore della passata consiliatura ha propagandato con il motto: “Palestrina vive la notte”.

La conseguenza è stata che nell’arco di poche centinaia di metri sono stati aperti: bar, risto-pub, discoteche, ristoranti che poi si trasformano in disco-bar fino a tarda notte, con il relativo corollario di rumori dovuti alla musica ad alto volume, agli schiamazzi di bande quando non di vere e proprie baby gang,  il tutto senza un adeguato controllo sia in termini di sicurezza sociale che per quanto riguarda l’uso e abuso di alcoolici, a cui si associa, come è normale, quando un luogo è ritrovo di una gran quantità di giovani, l’uso di sostanze stupefacenti.

La notte quindi sembra trasformarsi in una valvola di sfogo alla difficoltà quando non incapacità di diventare adulti. Stordirsi con la musica o cercare lo sballo con l’alcool e le droghe è dare forma ad un “tempo drogato” che per molti finisce all’alba. Ci si chiede allora come questi giovani poi il giorno dopo possano impegnarsi nel lavoro e nello studio, e forse la risposta può venire dal dato che ci offre l’Istat sui NEET (giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e studiano, ma che neppure lo cercano) che nel 2017 erano circa 24,1%.

A fronte dell’apertura di questi locali, le misure di sicurezza sono state deboli o del tutto inesistenti, dovute certamente alla scarsità di forze da mettere in campo: la polizia locale è fortemente sottodimensionata, quando si calcola che il rapporto cittadino/vigile dovrebbe essere di un vigile ogni 700/1000 cittadini, e quindi per Palestrina occorrerebbero da un massimo di 34 a un minimo di 24 vigili, quando oggi superiamo di poco la decina; i carabinieri, anche questi in numero non sufficiente  per la vastità del territorio che sono obbligati a coprire.

La sicurezza è un diritto primario dei cittadini che, chi è chiamato al governo cittadino di Palestrina, deve garantire per assicurare una adeguata qualità della vita e il suo sviluppo sociale ed economico. Alla domanda di sicurezza dei cittadini, spesso legata a fenomeni di marginalità sociale e di micro-criminalità, occorre dare risposte diversificate che si basano sul controllo, la prevenzione e la repressione.

Sul terreno della sicurezza la giunta guidata dal Moretti si è trovata davanti da subito ad un fatto grave a cui deve dare immediata risposta; se lo aspettano tutti quei cittadini che hanno dato il loro voto ad una giunta di centro destra, e che ha nella Lega il partito di riferimento, un partito che a livello nazionale fa della sicurezza un punto qualificante della sua azione di governo (due decreti sicurezza emanati in breve tempo dal Ministro degli Interni Salvini, preceduti dal decreto Minniti che amplia i poteri dei Sindaci in materia).

La sicurezza, pietra angolare su cui poggia lo Stato moderno, è certamente un diritto del cittadino, ma dal momento che deve coesistere insieme ad altri diritti (costituzionalmente garantiti) non va visto come diritto individuale del singolo ma come “bene pubblico” che si fonda sul giusto equilibrio tra il diritto ad una vita serena e senza paura del singolo con il diritto alla libertà e alla vita delle altre persone.

Fare propria l’idea che la sicurezza sia un bene pubblico significa, per chi deve governare il Comune ( e quindi un luogo che è di tutti), agire per la tutela dei diritti di tutti i cittadini promuovendo politiche orientate a garantire la sicurezza dei diritti.

Per chi deve governare la tutela della sicurezza, i punti del programma per Moretti Sindaco (punto 9 “legalità e sicurezza”) devono trasformarsi in pratiche e procedure operative attraverso atti di governo. Una serie di punti programmatici da cui si rileva un cambio di passo rispetto alla passata consiliatura, e che oggi, visto anche il recente fatto di cronaca occorso ad un ragazzo in pieno Centro Storico,  assume sicuramente una priorità per l’attuale giunta.

I cittadini di Palestrina, anche in vista del periodo estivo, si aspettano quindi che da subito l’attuale Giunta emani una serie di provvedimenti che si muovano nel senso non solo di reprimere comportamenti illeciti, ma operino anche in funzione di prevenzione e controllo. Tra i punti del programma Moretti meritano particolare attenzione: l’assunzione a tempo indeterminato di un congruo numero di agenti di polizia locale, la dotazione di un sistema di videosorveglianza diffuso sul territorio  a partire dalle aree a rischio: centro storico e alcune aree periferiche, il coordinamento tra le varie forze dell’ordine.

Ulteriori misure che riteniamo utili per rendere Palestrina “città sicura”: il “patto per la sicurezza” che veda coinvolta l’amministrazione locale, le varie forze dell’ordine, la ASL, la Diocesi, i rappresentanti delle varie organizzazioni sociali ed economiche del territorio, i dirigenti scolastici, ecc.,  per la definizione strategica e condivisa di linee comuni di azione, con particolare attenzione ad azioni di prevenzione presso le scuole e i centri di aggregazione giovanile; l’emanazione di un Regolamento comunale, valido per tutto l’anno, per regolamentare i locali pubblici rispetto ad orari, diffusione sonora, contenimento dei rumori; occorre poi prestare particolare attenzione alle dipendenze da alcool, droghe e videogiochi.

Ma queste linee di programma sulla sicurezza finiranno per essere una delle tante “grida” di cui è piena la nostra legislazione, se come educatori e operatori sociali, insieme alle famiglie e alla scuola non ci interroghiamo non tanto sui giovani ma su di noi adulti.  Noi oggi vediamo, e certi comportamenti “fuori limite” ne sono solo la punta dell’iceberg, i nostri giovani senza punti di riferimento valoriali che siano in grado di tracciare una direzione e dare un significato alla loro vita. Noi adulti abbiamo una responsabilità che è quella di avere costruito una società, soprattutto a partire dagli anni ottanta, che non è stata in grado di offrire loro “valori”, “idealità”,  in una parola “speranza per il futuro”’.

I nostri giovani sono cresciuti con dentro quell”ospite inquietante” del nulla, e tornerebbe utile che si riscoprisse un testo, quello del burattino Pinocchio, che ci indica che la strada della salvezza passa attraverso la verità: la verità sulla vita e la morte, sul senso dell’esistenza, e sul suo significato, su cosa sia la felicità e il dolore, sulla speranza e sulla disperazione, sulla nostra origine e sul nostro destino.

E’ solo partendo da queste domande, che i nostri giovani, aiutati dalle varie figure di educatori, potranno camminare sulle strade della vita, sperimentando, quella sì, una vera movida, facendola ritornare al suo significato originale, su cui l’aspetto consumistico e di sballo ha invece preso il sopravvento. “Movida” infatti significa in spagnolo “movimentato” e nacque nel periodo postfranchista degli anni ottanta per indicare una speciale atmosfera di vitalità artistico e culturale da parte di movimenti intellettuali. Una situazione simile a quella che a Roma prese avvio con l’assessore Nicolini e la sua Estate Romana e che Palestrina ha tutte le carte in regola per poter rilanciare, sulle strade della cultura.

Roberto Papa
Responsabile Pastorale Sociale
Diocesi di Palestrina

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