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SAN CESAREO DICE NO AL FORNO CREMATORIO

Oltre 2000 firme sono state raccolta dal Comitato cittadino

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Cresce di anno in anno il numero delle richieste di cremazione in tutta la provincia di Roma. In alcune zone si è arrivate da una media del 60% rispetto alle sepolture. Spesso però si deve fare i conti con l’inadeguatezza o la scarsità del numero degli impianti. Lo sanno bene sindaci e cittadini. Un buon guadagno per quelle amministrazioni comunali che hanno deciso di gestire in proprio il servizio. Ma cosa comporta un impianto crematorio in termini di inquinamento? Chi brucia inquina e un corpo umano ha una concentrazione molto elevata di diossina e di metalli pesanti, che non vengono separati (mercurio, monossido di carbonio, azoto, zolfo), i quali se presenti in grandi quantità, sono altamente nocivi per polmoni e vie respiratorie. La cremazione di un corpo umano determina la fuoriuscita di gas, le ceneri vengono prodotte in un secondo momento dalle parti ossee, che vengono separate. I camini bassi dei crematori provocano, rispetto a quelli alti tipici degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani, una diluizione molto inferiore delle emissioni restanti nell’aria, quindi senza nessun post-trattamento dei fumi contaminati, vengono emesse sostanze nocive eccessive in prossimità dei crematori. Inoltre il mercurio contamina i terreni circostanti per lunghi periodi. Quindi, è necessario un rigido controllo dell’emissioni ma, in Italia, per la complicità della politica, si chiude spesso un occhio. A volte, li si chiude tutti e due.

E se poi sono società private a gestire gli impianti di cremazione c’è il pericolo che insieme ai defunti vengono bruciate sostanze altamente inquinanti. Ecco perché occorre vigilare e creare un tavolo di lavoro dove i cittadini possano dialogare con esperti ed avere quelle assicurazioni che consentano di dormire sonni tranquilli. Giovedì mattina ci sarà a San Cesareo una manifestazione da parte del Comitato che forte delle oltre 2.000 firme chiede all’ Amministrazione di fare marcia indietro come ha fatto Rocca Priora, dove il sindaco ha deciso di sospendere l‘iter che vedeva l’entrata in funzione di un forno crematorio.

Un comitato, quello di Rocca Priora che rimarrà attivo, anche dopo la retromarcia fatta dal sindaco Pucci, fino a quando “il pericolo della costruzione del Tempio della Cremazione” non sarà definitivamente scongiurato.

Noi de La Notizia2 saremo accanto al Comitato del NO con la speranza che anche il sindaco Pietro Panzironi riveda le decisioni che porteranno, non alla costruzione del forno crematorio, cosa già fatta, ma almeno alla sospensione dell’entrata in funzione in attesa di assicurazioni che scongiurino pericoli per la salute.

Che ci sia la necessità di un forno crematorio nessuno lo nega ma è inammissibile che tre paesi Rocca Priora, San Cesareo e Gallicano hanno pensato di dotarsi di qualcosa di pericoloso a breve distanza uno dall’altro.

 

Antonio Gamboni

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