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“Cattiva informazione e polemiche assurde, nessuno vuole distruggere l’attività di screening o affidarla a privati”, dopo tante smentite la Direzione Generale della Roma G vuole replicare alle illazioni e alle assurde accuse che continuano a rimbalzare su più organi di stampa creando allarmismi e disinformazione.
“Noi vogliamo potenziare questo servizio – ha spiegato il direttore generale Giuseppe Caroli – assolutamente non è nostra intenzione distruggere nulla. Il nostro progetto, presentato alla Regione Lazio all’interno dell’Atto Aziendale, prevede un’estensione del servizio di screening e non da meno, l’estensione a tutte le strutture dell’Asl delle migliori pratiche, cosa che oggi non accade. L’intento di questo progetto è risparmiare risorse umane ed economiche senza intaccare in nessun modo, anzi, questo delicato ed importantissimo servizio. Sarà solo diviso l’aspetto organizzativo da quello erogativo. Chi fino ad oggi ha organizzato lo screening continuerà a farlo, per tutti gli accertamenti clinici ci si rivolgerà con apposite liste e corsie privilegiate nei distretti e negli ospedali della Roma G. Aumenteranno, così, i punti di accesso per le donne e, ricordiamoci,
anche gli uomini chiamati a sottoporsi agli accertamenti”.

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“Nessuno nega quanto di buono, di ottimo, fatto in questa azienda in periodi pioneristici ma oggi, è necessario fare il passo successivo, come prima di noi hanno fatto in molte regioni italiane. E’ nostro intento, poi, fronteggiare anche le altre patologie che, statistiche alla mano,
sono le principali cause di morte in questa Asl, tra cui diabete ed ictus. Vogliamo avviare campagne preventive, a monte dello screening, sui sani stili di vita. Pensiamo, ad esempio che oltre alla diagnosi precoce il tumore al colon retto sia importante, preventivamente spiegare quale alimentazione adottare per evitarlo. Non sono chiacchiere, sono reali progetti inseriti nell’atto aziendale”.
Entrando nel merito delle accuse, infondate, ventilate negli ultimi giorni: “Non è assolutamente vero che non saranno più utilizzati i due camper allestiti come studi mobili, mezzi che peraltro costano circa 500 mila euro l’anno. Verranno impiegati per quella che è la loro funzione, portare la prevenzione nei comuni più lontani. Non ha senso tenerli fermi per giorni nelle piazze di Tivoli o Guidonia Montecelio dove sono disponibili varie strutture, e a breve ne aprirà anche un’altra, a
cui rivolgersi per lo screening. Stiamo estendendo anche ai consultori, i luoghi demandati alla prevenzione e all’educazione sessuale, l’Hpv, un metodo già utilizzato dallo screening della Roma G, molto più efficace del pap test attualmente utilizzato. Nell’ambito dello screening mammografico, poi, è nostra intenzione creare un centro senologico dove la donna, sottoposta a
mammografia e alla quale è stata individuata una qualche neoformazione, possa subito effettuare un’ecografia e l’ago aspirato, i cui risultati saranno immediatamente letti da un anatomopatologo. Nel caso tumore troverà immediatamente un chirurgo, un oncologo ed uno psicologo che seguiranno la donna nel percorso, pre operatorio, operatorio, post operatorio e
riabilitativo”.
“Non si pensi che questa replica è mirata alle associazioni di volontariato che operano all’interno della Roma G. Noi teniamo in grande considerazione la loro opera, tanto che stiamo lavorando per destinare loro in ogni sede di questa Asl dei locali per fargli svolgere la loro attività. Semplicemente non capisco a chi convenga tutto questo bailamme”.

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