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fotoDopo tante Letterine di Natale vogliamo regalare ai nostri lettori un bellissimo racconto di Natale, scritto da Elisa Ferri, 14 anni, studentessa al Liceo Scientifico.

Sono piu’ di 25 anni che l’Iraq e’ in guerra, commilitoni che fuggono, altri che invadono, bombe che esplodono portando con loro brandelli di tutto, anche di uomini e bambini. Le caserme che accolgono giovani disperati, che hanno le loro storie, le loro famiglie lasciate lontane, padri che la sera aspettano il collegamento telefonico per poter comunicare con i loro bambini.

Aerei da guerra che spaziano minacciosi nei cieli, armi chimiche che devastano territori e persone.
E poi, buttati per terra, i corpi, tanti, tantissimi, ogni giorno. Alcuni non si riconoscono piu’. Neanche i loro abiti hanno più un colore, non hanno piu’ nazionalita’, ne religione, ne etnia. Sono li, senza vita.
Questo e’ il clima che respiravano ogni giorno Mario e Luigi, due commilitoni italiani, spaventati, costretti anche loro a fare la guerra per sopravvivere.

Erano costretti anche loro ad uccidere per continuare a vivere, per continuare a sperare di rivedere e riabbracciare i loro figli che li aspettavano in Italia.

Tutte le sere cercavano di contattare le loro famiglie, spesso ci riuscivano….e loro si raccontavano molto in quelle brevi e coincise comunicazioni. I figli raccontavano ai loro padri dei loro progressi a scuola, delle marachelle combinate, dei saggi  che stavano preparando in quel periodo natalizio, delle feste imminenti che le mogli non volevano festeggiare senza i mariti, cosi’ lontani e cosi’ in pericolo. I padri alle mogli confidavano molte cose della guerra, ma non tutto, non volevano spaventarle, ma le donne intuivano di piu’. Con i figli era piu’ semplice raccontare la guerra ovattata, l’ingenuità dei bambini consentiva ai padri di narrare a loro storie simili a quelle del film “la vita e’ bella”….chissa’ se quel carro armato sarebbe mai arrivato a salvare la vita di Mario e Luigi!
I bambini canticchiavano ai padri i motivetti imparati a scuola, chiedevano ai genitori in guerra se potevano tornare in Italia almeno il giorno di Natale….Era difficile spiegare ai bambini che la guerra non va in vacanza: come raccontare queste verita’ a bambini di 8 anni, senza spaventarli?!
Intanto le bombe non cessavano mai di cadere, di esplodere a contatto con il suolo, non cessavano mai di distruggere.

Christians in Baghdad get ready to celebrate Christmas

Mentre in Italia si accendevano ovunque gli addobbi, le musiche natalizie si propagavano ovunque, il traffico incessante dello shopping prentatalizio avvertiva che il Natale era alle porte, li i militari non mangiavano quasi, facevano i turni per riposare, prestavano l’orecchio attento ad ogni piccolo rumore e attendevano con ansia il momento della telefonata a casa, era il momento piu’ bello che li riportava per un po’ nella loro vita che gli era stata negata. Quella mattina del 24 dicembre al campo X° commilitoni, una notizia incredibile!

L’ONU sanciva un armistizio di tregua da rivedere entro febbraio. Mario e Luigi si abbracciarono felici senza parlare, le loro voci erano rotte dal pianto. In quei silenzi c’era molto di piu’ delle parole. Un solo pensiero: casa!
Arrivarono in Italia la sera del 24, il tempo di lasciare gli aeroporti e le formalità amministrative e entrambi con gli abiti di guerra ancora indosso, si presentarono alle loro case.
Suonarono il campanello e quando i bambini aprirono la porta in attesa di Babbo Natale, trovarono la sorpresa più bella, il Babbo Natale piu’ bello che i loro occhi potessero mai vedere, il piu’ bel regalo potessero mai desiderare, il loro papa’!!!
Inizio’ il Natale anche per loro!

Elisa Ferri

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