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Il ciclo Storie di Persone e di Musei prosegue il suo viaggio nel Lazio con il Museo Civico Archeologico “Roger Lambrechts” di Artena (RM); il racconto di questa realtà è affidato al Direttore Massimiliano Valenti e ad Alessandra Bucci Assessore al Polo Museale.

LA CITTÀ

Artena (fino al 1873 Montefortino), arrampicata sulla punta settentrionale dei Monti Lepini, ha una storia lunga e travagliata. Di origine medievale (epoca cui risalgono i primi impianti della chiese di S. Maria delle Letizie, S. Stefano e S. Croce e del Palazzo Borghese), più volte contesa tra le più potenti famiglie del Lazio, nel 1557 venne rasa al suolo e gli abitanti scomunicati, per volere di Papa Paolo IV.

Nel 1614 i Colonna (cui si deve la costruzione della Chiesa del Rosario) vendettero il feudo ai Borghese, che, grazie all’azione del munifico cardinale Scipione, nipote di Papa Paolo V, promossero la riqualificazione dell’abitato, che assunse l’aspetto odierno. Venne ampliato il Palazzo Borghese e realizzati l’Arco, il Palazzetto del Governatore e la panoramica Piazza della Vittoria; ai piedi del paese venne costruita l’Osteria, stazione di posta lungo la strada che proveniva da Roma e, a circa 1 km di distanza, il Convento francescano di Santa Maria del Gesù.

La famiglia Borghese promosse anche la ricostruzione della Collegiata di S. Croce (1659) e la creazione del Granaio Borghese (fine del XVIII sec.), deputato al deposito di granaglie e di olio.

IL MUSEO

Intitolato all’archeologo belga Roger Lambrechts, che, per venticinque anni, ha diretto gli scavi archeologici in loc. Piano della Civita, il Museo Civico Archeologico è ospitato all’interno dell’ex Granaio Borghese, recentemente (2009) restaurato. La collezione è formata dai reperti rinvenuti negli scavi condotti in loc. Piano della Civita e da quelli recuperati nel territorio dal Gruppo Archeologico Artena.

I materiali (ceramiche, decorazioni architettoniche fittili e marmoree, ornamenti, utensili ed armi metallici, iscrizioni, fistulae, monete, vetri, etc.), spesso conservati in forme intere e di particolare pregio, abbracciano un orizzonte cronologico che va dall’età neo- eneolitica a quella tardo-antica e consentono di cogliere in maniera completa la storia del territorio, le sue forme di sussistenza economica e la sua organizzazione.

L’AREA ARCHEOLOGICA

A circa 1 km dal paese è situata l’area archeologica del Piano della Civita. Dall’alto dei suoi 631 m s.l.m. il pianoro domina il punto in cui si apre la vallata che consente di passare dalla Valle del Sacco alla Pianura Pontina. Frequentato già in età neo-eneolitica il pianoro cade in un’area che, tra VI e IV sec. a.C., fu di continua frizione tra Latini, Equi, Ernici e Volsci. Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce una serie di piccole case, traumaticamente distrutte nel primo quarto del III sec. a.C. Una imponente cinta muraria in opera poligonale lunga 2580 m, nella quale si apre una porta di tipo sceo, circonda il pianoro, caratterizzato dalla presenza di un lungo muro di terrazzamento centrale, anche esso in opera poligonale; all’estremità meridionale del pianoro è stata riportata alla luce una delle porte di accesso all’abitato. Nella seconda metà del I sec. a.C., nella piattaforma centrale di questo abitato oramai abbandonato da secoli, viene costruita una villa rustica. Ampia quasi 2000 m2, è organizzata attorno a un atrio e un peristilio porticati, e conserva diversi ambienti, anche sotterranei, alcuni dei quali originariamente pavimentati da mosaici con motivi geometrici bianchi e neri e decorati sulle pareti da affreschi policromi.

Il ciclo Storie di Persone e di Musei

La conferenza rientra nel ciclo di incontri “Storie di Persone e di Musei”, finalizzato al perseguimento dello spirito della Convenzione di Faro (2005) sul valore dell’eredità culturale per la società e, al contempo, ispirato al “decalogo per un Museo che racconti Storie quotidiane” di Orhan Pamuk, per dare spazio e voce alle molteplici realtà culturali locali che popolano il territorio di cui il Museo di Villa Giulia è stato ed è tuttora interprete. Lo scopo è quello di mettere a disposizione degli amministratori locali e dei curatori di raccolte civiche di interesse archeologico presenti nelle regioni del Lazio, dell’Umbria e della Toscana un luogo in cui poter raccontare la loro esperienza di valorizzazione non tanto dalla prospettiva delle “cose” quanto, piuttosto, da quella delle “persone”, intese sia come operatori museali che come fruitori culturali, in modo tale da far convergere l’attenzione anche sulla dimensione immateriale della nostra eredità culturale e sulle persone che, a vario titolo, “desiderano” identificarsi in tali valori.

L’iniziativa rientra nella programmazione dell’Anno europeo del patrimonio culturale (2018) e ha ottenuto il patrocinio dell’International Council of Museum (ICOM) sezione italiana.

La partecipazione all’iniziativa così come l’ingresso al Museo per i partecipanti alle conferenze saranno eccezionalmente gratuiti, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

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