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Il 25 settembre 2022 si vota per le politiche e in anticipo rispetto alla regolare scadenza nel 2023. Il governo Draghi, uno dei migliori di questi ultimi anni, non è stato più sostenuto dalle forze coalizzate e il Presidente della Repubblica ha sciolto le Camere. Fin qui tutto secondo il dettato della Costituzione. Il presente e l’ immediato futuro non sono visioni così confortanti e con rosee speranze. C’è una guerra, quella della Russia contro l’ Ucraina. in continua evoluzione verso un sempre più grave peggioramento, che sconvolge l’economia di paesi e di continenti. Grano, gas e altre materie prime non sono più prodotte e circolanti come prima, ma considerate strumenti di maggiori arricchimenti, se non addirittura di ricatto. I governi di diversi paesi europei, se non tutti, stanno annaspando. Qualcuno già parla di togliere le sanzioni alla Russia, per far circolare liberamente le merci, prima di tutte il gas. Il gas, con l’ avvicinarsi dell’inverno, per famiglie e imprese è l’elemento di cui non si può fare assolutamente a meno. Così anche per il petrolio e l’ energia elettrica. La loro reperibilità è in costante discesa, come sono in costante ascesa, invece, i relativi costi di approvvigionamento. L’economia dei mercati è esplosa: di giorno in giorno i prezzi crescono in modo vertiginoso, come crescono pure i neo poveri per l’ impossibilità a sostenere gli aumenti dei beni primari. Di contro c’è chi profitta del torbido per fare pesche miracolose.
Occorre fermare questa “escalation”, innescata già prima della pandemia, quando occorreva organizzarsi in modo opportuno in vista dei nuovi assetti mondiali. Parte del vecchio doveva scomparire, mentre le nuove concentrazioni di stati tendevano ad emergere ed ad affermarsi sempre di più. Ed è qui che la Russia ha rivelato l’ antico sogno, quello di riprendersi il ruolo di grande potenza economica, politica e militare. Anche a danno dell’Europa con ancora la palla al piede del legame al Patto Atlantico.
Non era, questo, tempo di elezioni regolari, figurarsi di quelle anticipate. “Cui prodest” questo “Divide et impera?”. Possono da soli gli eletti, in qualsiasi schieramento, risollevare le sorti del paese, avendo contro la massa dei perdenti, la rabbia o il menefreghismo dei più rimasti a casa, il 25 settembre, per il “gran rifiuto” al voto?
In queste circostanze non serve essere separati, né l’ uno contro l’ altro armati, ma uniti e determinati. Solo così l’ eletto o il nominato potrà avere la sicurezza, l’autorità e la possibilità di superare la criticità del momento. I proverbi garantiscono che “l’ Unione fa la forza”. E qui di forze non se ne vedono proprio. Solo caroselli di gabbati, che seguono ancora questo o quel leader, chiaramente non all’altezza, come dimostrano i risultati dei fallimenti di tutti i governi in questi ultimi anni. Allora perché questi capitani di ventura sono sempre in campo? Per i propri seguaci? Per dare loro finalmente la soddisfazione di una vittoria? No. Lo fanno per la conquista di una poltrona, che li faccia vivere da veri nababbi, altro che dedicarsi agli interessi della comunità. Se questo vuol dire vincere le elezioni e risolvere almeno buona parte dei problemi del momento è pura follia. Come si fa a credere alle continue liti di questa campagna elettorale? Che ci capisce l’ elettore non schierato? E sono tanti, tantissimi quelli che vogliono non una frantumazione, ma un pieno accordo di una unità nazionale. Non siamo tutti Italiani e non stiamo tutti sull’ imbarcazione su cui è scritto il nome Italia e che naviga insieme alla “Flotta Europa”? Questa flotta oggi non ha molte vie di scampo, stretta come è tra altre potenti flotte, sia a destra che a sinistra, sia a oriente che a occidente.
Pino Pompilio

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