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Il voto, qualsiasi occasione di voto, causa oggi e ogni volta di più delle precedenti, una generale e drammatica confusione. Innanzitutto si è quasi sempre in campagna elettorale, in quanto si ricorre al voto per ogni futile motivazione di contrasto e, in special modo, per avere l’opportunità di realizzare le proprie faccende. Si presume di avere il consenso popolare, per lo più, con una manciata di voti. Ciò consente ai trionfanti vincitori di fare il bello e il cattivo tempo sui perdenti della marea di simboli, di liste, di candidati, che di quelli organizzati in coalizioni e “campi larghi”. In altre parole la vittoria elettorale si trasforma in una sorta di resa dei conti. Ci si “vendica” sugli sconfitti e, invece di fare gli interessi degli elettori, si pensa ai propri e a quelli del partito di appartenenza, compresi i proseliti verso i quali ci si è legati per soddisfare ogni loro richiesta. Succede, ormai, che il numero dei voti ottenuto diventa un pretesto per mettere all’ angolo, anche nello stesso schieramento, chi ne ha avuto di meno. Alla fin fine i vincitori non sono altro che una minoranza rispetto alla somma di quelli che hanno votato contro e soprattutto quelli del “grande partito“, costituito da coloro che disertano sempre di più le urne. E questo non è corretto, né giusto. È un grave, gravissimo torto alla democrazia. Urge dare importanza all’enorme massa degli astensionisti e alla loro tacita e civile protesta. Con amarezza constatiamo che in ogni turno elettorale le relative campagne diventano sempre più tormentate e non consentono scelte mirate ad eleggere candidati capaci e all’altezza del compito che li aspetta. Passiamo ai fatti. Poiché siamo in piena campagna elettorale per le europee del prossimo giugno, ne abbiamo visto e ne vediamo di tutti i colori. Non si riesce a capire chi scegliere di votare, per ricomporre un’Europa, che finora non ha dato segni di fare una politica unitaria e costruttiva. È solo un’accozzaglia di stati, che non solo procede in ordine sparso, ma ci si mette spesso gli uni contro gli altri. Il risultato è che non ha credibilità e non conta nulla tra i grandi della terra. Le manca un capo autoritario che la rappresenti, come i Russi Putin, gli Americani Biden, la Cina Xi Jinping. L’ Europa è come un’orfanella. Siamo travolti da fiumi di polemiche pretestuose e sterili, quando si dovrebbe parlare di progetti e di intese per un’Europa capace di ritrovare se stessa, per riprendere il suo ruolo di guida del mondo per civiltà, capacità e progresso. Che le manca? Solo la consapevolezza e l’autorità di esserlo. Come ottenerle? Cercando le persone giuste, che in verità non mancano. Basta farla finita con gli scoop e con la violenza diretta e mediale. Un pizzico di pace e di buonsenso è quel che vuole.

Pino Pompilio

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