SAN CESAREO NON SI È FATTO DA SOLO – GRANDI MA SPESSO ANONIMI FONDATORI HANNO COSTRUITO UN PAESE SPECIALE, NUOVO DI ZECCA – TRA DI ESSI MARIO SAVINA – LORO L’ HANNO ERETTO DALLE FONDAMENTA, CIOÈ DALLE ORIGINARIE CAPANNE
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La sera di lunedì 26 settembre Mario Savina ha preso il volo per altre destinazioni. Ma chi è stato e chi sarà in futuro Mario Savina? La prima immediata risposta a questa domanda è : un uomo vero, come dovremmo essere tutti. Solo che esserlo non è così semplice e facile a farsi. C’è, però, chi ci riesce e Mario è tra questi.
Noi lo abbiamo conosciuto nei primissimi degli anni settanta. Vendeva elettrodomestici nel negozio, facente parte della palazzina, che si affaccia sull’angolo est di piazza Giulio Cesare e costituisce l’inizio di viale dei Cedri. Mario Savina ci ha raccontato che quella costruzione l’aveva realizzata dove prima c’erano cumuli di sterpaglie e di scarti di ogni genere. Invece proprio lì è sorta un’oasi esteticamente bella, funzionale e di buone opportunità tecnico-commerciali.
Mario Savina era un tecnico specializzato in telecomunicazioni. Aveva girato Roma e dintorni in lungo e in largo, sempre pronto a mettere antenne e ad installare tv e altre apparecchiature di uso domestico. Nel suo genere era imbattibile. Il suo negozio era diventato una sorta di bottega dell’arte. Vi sono approdati allievi di prim’ordine. Tra di essi Il figlio Corrado, in special modo, colui che ha continuato e chiuso, in questi ultimi tempi, l’ attività di famiglia.
Ma la storia continua, perché il nostro personaggio, di pura vocazione socialista, ha dato un grosso contributo sia all’ottenimento dell’autonomia e sia alla costruzione del nuovo Comune. Ha fatto parte del Consiglio comunale, quando era Sindaco Claudio Scacco. È stato proprio il gruppo di maggioranza a togliere la fiducia al primo Cittadino, che si è dimesso. San Cesareo segnava nuovamente il passo, senza aver realizzato pressoché nulla di ciò che aveva determinato il distacco da Zagarolo. Queste situazioni durano ancora. Il paese non ha fatto alcun passo avanti rispetto a quello che è stata la causa primaria del distacco.
Prima abbiamo definito il negozio dei Savina una sorta di “bottega dell’arte”. Ma non è stato solo un centro di grande valore e capacità tecniche, benanche di scambi di idee, di confronto politico, di suggerimenti e conflittualità dialettiche. Mario non si dava mai per vinto, perché amava dialogare, era propositivo e si conquistava simpatie e consensi per la sua verve e per la sua sottile e tagliente ironia.
Ora sembra tutto finito. Quell’oasi, che si affaccia sulla piazza, ha cambiato volto. Mario Savina non varcherà più il cancelletto del giardino e dell’accesso a casa sua, che è al primo piano. È possibile che sia andato via per sempre? No! Uomini così non scompaiono mai, perché la loro immagine resta impressa in ogni angolo di questo paese, dalla chiesa al bar, dal Comune alla piazza, dal negozio alle consegne nelle case dei clienti, insomma dovunque. E non sono solo orme, sono pietre vive che parlano di opere compiute, di fatti di esistenze che nessuno riuscirà mai a cancellare. Uomini così non sono vissuti invano. Continuano ad esistere in noi e in ciò che hanno saputo creare sulle vestigia dell’originario popolo delle capanne.
Pino Pompilio