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Leggendo i giornali pare che stiano accadendo tante cose. Opinioni o realtà? Nel dubbio ci siamo rivolti direttamente “alla fonte”, quindi a Manuel Magliocchetti.

Qual è il quadro che si può fare oggi del PD di Palestrina? Qual è la situazione interna?
L’ultima tornata elettorale è stata un po’ uno spartiacque per il PD di Palestrina. Ci sono quelli che stavano nella coalizione di Centrosinistra, dove era presente il Partito Democratico, quindi la mia coalizione, e chi, invece, ha condiviso un altro tipo di percorso. Inizialmente fondando una nuova lista ‘Palestrina Democratica’, che ha appoggiato il candidato sindaco Lorella Federici. In seconda battuta, queste persone, in maniera diciamo non ufficiale hanno appoggiato candidato Moretti. In questo modo hanno dato sostegno a un governo di destra con la Lega Nord. Tanto è vero che l’unico eletto di Palestrina Democratica è passato con la maggioranza. E’ chiaro che il Partito Democratico, il partito Provinciale, il giorno dopo le elezioni, ha dovuto espellere dal partito, come detta lo Statuto Nazionale, tutti quelli che si sono candidati contro la nostra coalizione. Ovviamente questo non è stato fatto contro qualcuno in particolare, ma, ripeto, è quello che prevede lo statuto. Del resto era già successo con altre persone di Palestrina che si candidarono, all’epoca, contro il candidato sindaco Adolfo De Angelis. Queste persone furono espulse dal partito. Era inevitabile che, dal giorno successivo alle elezioni, si andasse incontro a un chiarimento rispetto a quanto accaduto. Io, che sono stato il candidato Sindaco, che sono sempre stato tesserato con il Partito Democratico e che faccio parte anche di organi dirigenziali provinciali del partito, ho scelto, in coerenza con il mio percorso politico, di essere il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale e da qui rifondare sostanzialmente il partito a Palestrina. Dopo la campagna politica e il risultato elettorale negativo, il Partito a Palestrina è stato commissariato. Marco Palumbo è stato inviato dal partito regionale per questa attività. Lui ha curato il tesseramento, le aperture settimanali della sezione per gestire i rinnovi e i nuovi tesseramenti, insomma ha accompagnato tutto il percorso che ci porterà domenica 10 novembre all’elezione del nuovo Direttivo. Questa è la prima fase finalizzata a ricostruire un’identità forte nel nostro partito e soprattutto a riportare il Partito Democratico al centro della scena politica a Palestrina. I nostri cinque consiglieri sono un’opposizione importante in Consiglio Comunale, ci stiamo impegnano, mettendo in atto tutto quello che è necessario e giusto fare per essere un’opposizione seria, un’opposizione che studia le carte, che si muove in maniera intelligente. Questo, ovviamente, sempre nel rispetto delle regole e dei regolamenti. Domenica vedremo celebrato il congresso cittadino che porterà lunedì a un nuovo direttivo, ad eleggere un nuovo Segretario e una nuova segreteria di Direzione. Così ricostruiremo, attraverso le battaglie politiche con questa amministrazione, un partito che sarà attento ai cittadini, che si preoccuperà di comunicare la vita politica di Palestrina, che si occuperà di temi nazionali ma che porterà ai cittadini anche le informazioni su quello che accade a livello provinciale e regionale. Questo perché noi abbiamo anche la fortuna di avere dei nostri rappresentanti regionali, figure di spicco che sono del nostro territorio come il Presidente della Prima commissione Rodolfo Lena e il vicepresidente della  Regionale Daniele Leodori. Questo è quello che faremo nei prossimi mesi faremo un grande rilancio del nostro partito.

Personalmente credo che l’incontro fra Zingaretti e Di Maio, in qualche modo, sia stato anticipato nel Lazio. Non a caso c’è stato un momento di ‘non scontro ’, o forse anche di cordialità, fra PD e Movimento 5 stelle a livello regionale . Si potrebbe dire che la Regione Lazio sia stata un “laboratorio nazionale”.
Questo è esatto. Sicuramente il dialogo che c’è stato nelle aule della Regione Lazio è stata una anticipazione del rapporto di collaborazione operativa fra il M5S e il PD. Chiaramente Zingaretti il giorno dopo che ha vinto le elezioni nel Lazio ha iniziato un dialogo con questa forza politica. Un primo approccio si può dire che sia stato proprio nel Lazio. Un primo laboratorio.

Qual è la tua analisi su quello che è accaduto in Umbria?
Io credo che in Umbria siano state sbagliate le tempistiche. Una coalizione che affronta una campagna elettorale ha bisogno di tempo. Due forze politiche che costruiscono insieme un programma per affrontare una campagna elettorale hanno bisogno di tempo. Come dice anche il nostro Segretario Zingaretti, avremmo avuto bisogno sicuramente di più tempo. Il candidato Vincenzo Bianconi è una persona straordinaria, un bravissimo imprenditore, però è uno che si è affacciato da poco alla politica, di conseguenza anche la notorietà del suo personaggio tra la gente richiedeva tempi più lunghi. Per farsi apprezzare occorre farsi conoscere, come accade anche nella vita. In Umbria, secondo me, il Centrodestra aveva una struttura un po’ più importante, più rodata. Dico questo, però non voglio nascondermi dietro un dito, in Italia, oggi, tira un vento di destra. Non è un’opinione lo dicono i numeri. Comunque, se andiamo a prendere quei dati in maniera asettica, vediamo che il Partito Democratico difende sempre il suo 22%, che non è proprio un risultato da poco. E’ una base forte su cui ripartire anche in quella regione. Stiamo assistendo a una fusione a freddo di due forze politiche che oggi stanno dialogando su un tipo di obiettivo che è quello del bene del paese. Non dimentichiamoci che quando Cinque Stelle e Partito Democratico scelgono di stare insieme lo scelgono attraverso un accordo di programma, non lo fanno con un accordo politico. Sostanzialmente stanno calibrando un contratto di governo con un senso delle Istituzioni più alto di quello della stessa politica. E’ un accordo per l’Italia, per non portare l’Iva al 25%, per non far scoppiare lo spread, per il bene dei cittadini. Occorre riuscire a traghettare l’Italia fuori dalle secche di questo momento storico. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.

Alle volte, però, certe scelte, sono legate a decisioni di vertice. Il Movimento cinque stelle, dopo le elezioni politiche, ancora prima di trovare l’accordo con la Lega, tese la mano al PD. Però il Segretario era Renzi e non se ne fece nulla.
Bisogna tenere presente che era un momento diverso. Loro hanno sempre avuto una difficoltà nel condividere strategie con Matteo Renzi piuttosto che con Zingaretti con cui avevano un rapporto differente. Questo tipo di rapporto indubbiamente si è evoluto quando Zingaretti è diventato Segretario del Partito Democratico. Esistono anche problemi di personalità politiche, Matteo Renzi ha sempre avuto una posizione di scontro con i 5 stelle, Zingaretti è una figura più aperta al dialogo e a interpretare le fasi della politica. Anche se, ricordiamolo, nei giorni della crisi di governo Renzi ha manifestato in più occasioni che quello che era da porre avanti a tutto doveva e deve sempre essere il bene degli italiani.

Faccio una domanda schematica: voi, come Partito Democratico, chi pensate di rappresentare a Palestrina?
Parlo per me, così non do indicazioni che possano dare seguito a interpretazioni fuorvianti. Il nostro elettorato viene costruito in mezzo alla gente. Il dato importante è che ho ricevuto 5.000 voti, su questo territorio, su Palestrina. Questo, per me, conferma che la politica va costruita fra la gente, deve nascere dall’ascolto delle persone. Per me la politica è questo. Poi questo ascolto va codificato, interpretato a vari livelli, però è questo. La politica parte dal basso e va fatta ascoltando i cittadini. Questo è quello che abbiamo sempre fatto a Palestrina e continueremo a fare, anche stando all’opposizione. Questo è quello che faremo per tornare a essere forza di cambiamento ed espressione della città.

Claudio Pellegrini

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