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“Alberto racconta Sordi” presentato a Villa Giuliani

“Aria di libri”, a Labico, nella calda e gradevole domenica di metà agosto. Nel meraviglioso contesto del parco di Villa Giuliani, in pieno centro storico, in moltissimi si sono ritrovati – seguendo scrupolosamente le normative anti-contagio – per ascoltare Maria Antonietta Schiavina, giornalista e autrice del libro “Alberto racconta Sordi” (Mondadori).

L’evento, organizzato dal Comune e dal Consorzio “I Castelli della Sapienza” e dalla Fondazione De Cultura, ha richiamato un gran pubblico nel nome dell’Albertone nazionale di cui ricorrono quest’anno i cento anni dalla nascita. Prima della presentazione, i saluti istituzionali del Sindaco Danilo Giovannoli, della delegata alla cultura Clementina Miele e del presidente del Consorzio Angelo Rossi.

Intervistata da Aurora De Marzi, la dottoressa Schiavina ha alternato i racconti della sua intervista con Alberto Sordi alla proiezione di video tratti dalle più celebri interpretazioni del grande attore. La conversazione ha restituito un ritratto molto umano di Sordi, lontano dalla cinepresa e vicino alla gente: “piaceva agli italiani perché incarnava il loro spirito. Ha sempre rifiutato parti in cui doveva interpretare un personaggio straniero, non si sentiva a suo agio”.

Maria Antonietta Schiavina ha definito Albertone un divo-non divo: “era famoso e questo gli comportava le richieste di autografi, foto ricordo, proprio come tutti i divi. Con la gente però era un non divo, perché non si sottraeva mai, anzi amava il rapporto con le persone, non negava una parola a nessuno”. Aspetto, questo, che affonda le radici nella difficile ascesa vissuta per entrare nello spettacolo: “uno dei suoi migliori amici era Federico Fellini, sia per la stima artistica che c’era tra i due, sia per il fatto che hanno davvero condiviso tutto, dalle delusioni alla fame”. Molti anche i tabù sfatati, dall’autrice, sul carattere dell’attore: “si dice che fosse avaro, non è affatto vero. Penso a quando ha pagato le cure ad un ragazzo bisognoso, perché la madre non poteva permetterselo”.

Distanziato il rapporto con la politica: “non gli interessava, la seguiva e aveva anche amici politici però non rinunciava mai a dire la sua pur rischiando di essere impopolare. Qualcuno gli propose di candidarsi o di schierarsi, rifiutò. Aveva le sue idee ed era riservatissimo”. Tante anche le domande del pubblico accorso nel parco, prima del firma-copie finale che ha concluso la serata.

L’evento ha sottolineato ancora una volta l’affetto del popolo per Alberto Sordi, indimenticabile e indimenticato a distanza di tempo dalla sua dipartita. È questa, forse, la più grande vittoria di Albertone, un artista che transita da una generazione all’altra senza passare di moda. Per Labico una bella serata di cultura e letteratura, in attesa dei festeggiamenti di San Rocco il cui ricco programma riserva tante sorprese.

Rocco Della Corte

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