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Appello di solidarietà lanciato dalla comunità per aiutare la famiglia a riportare il figlio in Italia

“È morto per annegamento un ragazzo di 23 anni domiciliato nel Canton di Zurigo dove lavorava da tempo, ma originario di Labico, che domenica 24 settembre si è tuffato nel lago da una gru, per cause ancora da chiarire, a Zurigo e non è più riemerso.

Lo ha rivelato l’autopsia. L’incidente è avvenuto intorno alle 19:30. Il ragazzo si è tuffato da una gru fissa, che appartiene a un’impresa di costruzioni e si trova in riva al lago nel quartiere di Wollishofen, a due passi dal centro culturale Rote Fabrik.

Allarmata da diversi passanti che hanno assistito alla scena, la polizia lacuale è arrivata rapidamente sul posto e verso le 20:00 i sommozzatori hanno recuperato il corpo dello scomparso da una profondità di 3,5 metri. L’uomo è spirato in ospedale verso le 22.30. Una seconda persona saltata dalla gru è nel frattempo stata rintracciata ed è stata interrogata per chiarire le dinamiche dell’incidente.

La comunità di Labico si è stretta al cordoglio della famiglia e ha lanciato un appello di solidarietà per aiutare quest’ultima a riportare in Italia la salma del giovane figlio, deceduto in Svizzera in circostanze ancora da definire. “Confidiamo nell’aiuto di tutti come avvenuto in altre occasioni, a dimostrazione della sensibilità del nostro paese. Il punto di raccolta fondi è la cartoleria di Anna Paris, in via Giacomo Matteotti 22”.

E’ questo il comunicato apparso su diverse testate giornalistiche a raccontare una tragedia che colpisce il nostro territorio.

La morte di un ragazzo è sempre uno schiaffo che ti investe in piena faccia. In questo caso si parla di una bravata fatta da una persona che, magari, non ne aveva mai fatte prima. Sono molti i giovani che decidono di allontanarsi dalla famiglia per un’opportunità di lavoro allettante, nessuno di loro lo fa per amore della libertà o per sfuggire al controllo dei genitori e vivere una vita dissoluta.

Chi lo fa, al contrario, manifesta un senso di responsabilità maggiore perché cerca di avere una chance in più, perché rinuncia alla sicurezza del nido familiare per affrontare le mille difficoltà di una vita da solo, in un paese che non si conosce, con una lingua straniera…

Chi lo fa deve lavorare sodo e non ha certo tempo o possibilità di vivere con leggerezza i suoi anni perché ha una responsabilità verso se stesso prima di tutto e poi verso chi ha lasciato lontano… Per scegliere questo a 20 anni ci vuole testa e senso del dovere, ci vuole coraggio… lo stesso coraggio che si deve avere per saltare da 10 metri di altezza verso una macchia blu intenso che non lascia intravedere quello che nasconde…E chissà cosa c’era là sotto che non gli ha permesso di riemergere.

Per quanto uno possa essere responsabile ed attento quando si hanno 20 anni a volte si può perdere il controllo, ci si può lasciare andare… chi lo fa spesso probabilmente ha dimestichezza con il rischio, ma chi non è abituato più facilmente sbaglia i calcoli dando una mano ad un destino assurdo che ha strappato una giovane vita ad una mamma, ad un padre, ai familiari, agli amici.

E non esistono risposte a certi perché, possiamo solo stringerci nel dolore ed invitarvi a sottoscrivere l’atto di solidarietà per riportare a casa Damiano.

Gioia Cafaro

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