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La pubblicazione della nuova banca dati sui fabbisogni standard “OpenCivitas, preparata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in collaborazione con il Sose (Soluzioni per il Sistema Economico) e l’Ifel (Istituto per la finanza e l’economia locale), permette finalmente a tutti i cittadini di effettuare il confronto tra fabbisogno standard e spesa storica per funzione/servizio di ogni ente locale, dalla Polizia locale all’anagrafe, dagli asilo nido al settore sociale. Ogni cittadino può avere accesso a informazioni omogenee, utili per la valutazione delle scelte operate dagli amministratori locali, e può confrontare la spesa storica di un ente con il fabbisogno standard (benchmark) e con quella di altri enti simili. Il fabbisogno standard è stato stimato statisticamente in base alle caratteristiche territoriali e socio-demografiche di ogni singolo ente.
E così anche la «condotta» dell’amministrazione comunale di Palestrina in fatto di spese e di fabbisogni della città è alla portata di tutti. Dove spende troppo o troppo poco Palazzo Verzetti? In quali settori potrebbe mettere più risorse e in quali non sta affatto risparmiando? Dal 18 novembre lo si può sapere grazie al sito internet www.opencivitas.it messo on line dal governo. Il dato generale intanto fa emergere che il 50% dei servizi prodotti dall’amministrazione comunale di Palestrina alla cittadinanza sono a costi superiori rispetto la media nazionale. Si tratta di una valutazione piuttosto negativa che potrebbe penalizzare lo stesso Comune dato che la riforma ha come obiettivo quello di erogare i trasferimenti perequativi agli Enti Locali in base ai fabbisogni standard, abbandonando il criterio della spesa storica. In definitiva saranno premiati solo i comuni che riescono a spendere meglio.

specchio
Andando a guardare le singole voci relative a Palestrina, emerge che il settore in cui il Comune ha speso decisamente più del fabbisogno standard è quello dello smaltimento dei rifiuti. A fronte di un fabbisogno di 2,6 milioni, l’amministrazione ne ha spesi più di 3,6, con una differenza quindi del -26,27% . Questo significa che il Comune per la raccolta dei rifiuti urbani spende molto rispetto agli altri, ma soprattutto male, se consideriamo la qualità del sevizio. Le voci più onerose sono quindi quelle relative allo smaltimento dei rifiuti, al servizio anagrafe, alla gestione delle entrate tributarie e servizi tributari.
Segue il servizio di polizia locale con il -5,04%: il Comune ha speso quasi 36mila di euro in più dei 660mila previsti dal fabbisogno standard. Il dato più eclatante è quello relativo ai servizi nel campo della viabilità. Lì il Comune avrebbe dovuto spendere poco più di 927mila euro e invece la spesa storica è stata di 463mila, con un differenziale positivo del 100%. Ma poi c’è anche la voce sulle funzioni nel settore sociale e lì il Comune ha speso 310mila euro in meno: 1,4milioni rispetto al fabbisogno di circa 1,7milioni (+22,42%). Il dato generale, intanto, fa emergere un Comune in cui le due voci sono piuttosto in linea: la differenza tra quante risorse servirebbero a Palestrina (circa 10,832 milioni) e quanto è stato speso (circa 10,774 milioni) è di +0,53%, ovvero 57,3mila euro che il Comune ha sborsato in meno di quanto serviva. Confrontando il dato complessivo del fabbisogno standard del Comune di Palestrina con la spesa effettivamente sostenuta emerge un virtuosismo insospettato. Ma purtroppo sono le singole voci di spesa a chiarire la cruda realtà. Infatti, Palestrina spende più dello standard nel settore dei servizi generali di amministrazione e controllo (burocrazia e dipendenti in genere) e dall’altro spendere meno dello standard nel settore dei servizi sociali.

Mario Petrelli

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