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Sulla pagina di apertura del sito del Corpo Regionale di Intervento Rapido del Lazio troviamo scritto: “Si sono concluse con successo nel pomeriggio di ieri domenica 22 settembre 2019, le operazioni di disinnesco dell’ordigno bellico rinvenuto in un campo nel territorio del Comune di Palestrina. Sono state 5000 le persone evacuate per un raggio di due km residenti nei Comuni di Palestrina e Zagarolo.”

Poi cita qualche dato “135 impegnati nei punti di presidio, 55 di logistica a supporto dei campi allestiti presso il Palazzetto dello Sport di Palestrina e Palazzo Rospigliosi di Zagarolo e 10 di servizio presso i rispettivi COC ed il Centro di Coordinamento. Sono stati 550 i pasti distribuiti, con una straordinaria prova della cucina mobile.”

Normale amministrazione per loro. Forse. Ma rimuovere una bomba da 55 Kg. di esplosivo ad alto potenziale, in una zona densamente abitata è una operazione complessa e non priva d’incognite.

Come è stata affrontata a Palestrina? Lo chiediamo all’Ingenere Sandro Faraglia, Assessore alla Protezione Civile, energie rinnovabili, sviluppo tecnologico e informatizzazione. L’ho cercato per giorni, inutilmente, e solamente dopo la soluzione di questa emergenza ho potuto incontrarlo e intervistare. Ci siamo dati appuntamento davanti al museo. Lui è arrivato a piedi, salendo, da sportivo amante della corsa. Davanti a un caffè abbiamo potuto parlare di quanto accaduto.

Come è stata affrontata a Palestrina? Lo chiediamo all’Ingenere Sandro Faraglia, Assessore alla Protezione Civile, energie rinnovabili, sviluppo tecnologico e informatizzazione. L’ho cercato per giorni, inutilmente, e solamente dopo la soluzione di questa emergenza ho potuto incontrarlo e intervistare. Ci siamo dati appuntamento davanti al museo. Lui è arrivato a piedi, salendo, da sportivo amante della corsa. Davanti a un caffè abbiamo potuto parlare di quanto accaduto.

Ingegnere Faraglia, la sua nomina è stato l’ultimo tassello, in ordine di tempo, a completare la compagine di governo della città. Possiamo dire che lei è arrivato proprio nel momento giusto. Lei è un veterano della Protezione Civile del Lazio.

Io non ho partecipato alla fase elettorale, mi ritengo un tecnico. Qualcuno ha fatto il mio nome al Sindaco e alla Giunta, in virtù del fatto che una delle deleghe riguardava proprio la Protezione Civile. Mi sono dedicato a questo mondo fin dal 1986, ho partecipato a tantissime esperienze, a molte missioni, sia in Italia che all’estero, quindi ho una serie di caratteristiche che mi permettono di avere un’esperienza in questo campo. Questa esperienza la metto tutta a disposizione dei miei concittadini.

L’evacuazione di circa 4.300 persone deve essere stato un impegno piuttosto rilevante.

E’ stata una situazione abbastanza complessa. Da quando ci hanno detto che era stata ritrovata questa bomba ci siamo subito attivati. Con il sindaco abbiamo immediatamente preso tutte le precauzioni del caso e poi abbiamo elaborato un piano operativo che permettesse di eliminare questo problema che gravava sulla città di Palestrina nel più breve tempo possibile. Abbiamo fatto tantissime riunioni in prefettura, con tutti gli addetti ai lavori, cercando di organizzare ogni cosa nei minimi particolari. C’è stata una settimana, forse dieci giorni, di lavoro intensissimo. Devo dire che abbiamo avuto la collaborazione incondizionata di tutti i soggetti coinvolti, a partire dalla ASL con il suo distretto sanitario, il servizio veterinario, il personale dell’amministrazione comunale che ha collaborato a livello organizzazione di volontariato. In particolare, devo dire, vista la mia delega, che un ringraziamento lo devo al gruppo di volontari di Protezione Civile di Palestrina che si sono impegnati e hanno dimostrato grande grande professionalità in fatto di pianificazione e una notevole dedizione. Questo non solo il giorno dell’evacuazione ma anche nei giorni precedenti. Anche il sindaco si è impegnato tantissimo, nelle situazioni critiche ha mostrato concretezza e decisionismo. Spesso ha preso le redini della situazione, assumendosi anche le responsabilità di certe scelte. La prima parte dell’emergenza riguardava, una volta individuata la bomba, la sua immediata messa in sicurezza. Gli artificieri hanno realizzato una protezione intorno all’ordigno in modo che non potesse subire nessun elemento traumatico che avrebbe potuto farla deflagrare. Fatto questo ci siamo occupati di far presidiare l’ordigno 24 ore su 24, questo grazie all’impegno della Polizia Locale e dei Carabinieri. La seconda parte riguardava la pianificazione delle attività e il coordinamento con tutte le strutture coinvolte. Abbiamo definito tutte le attività, organizzando quello che serviva e quello che prevedevamo che potesse servire. Quando la Prefettura ci ha dato l’ok siamo entrati nella fase operativa. Tutti hanno collaborato attivamente ed efficacemente. Per esempio dei disabili presenti nell’area interessata si è occupata la ASL, i volontari della Croce Rossa che hanno provveduto a trasportare tutti quelli che ne avevano bisogno, alcuni anche con le proprie apparecchiature elettromedicali. I risultati sono stati eccellenti anche per la dedizione che c’è stata messa da parte di tutti. Abbiamo gestito tutta la parte di informazione rivolta ai cittadini. L’abbiamo fatto tramite comunicati ufficiali sul sito del Comune, utilizzando i social media, con confronti diretti e istituendo un numero verde per dare sempre informazioni e risposte ai cittadini. Gli evacuati su Palestrina sono stati 2.711 e circa 1.600 a Zagarolo. La popolazione ha risposto molto bene, ha seguito le modalità comportamentali che avevamo dettato. Quel giorno ci s’è messa anche la pioggia, abbiamo temuto di dover rimandare, alla fine è andato come doveva andare

So che era stato preparato anche un piano antisciacallaggio

Esattamente, nelle riunioni che abbiamo avuto in Prefettura una delle prime cose che avevamo richiesto era stato proprio un piano antisciacallaggio. Per la particolare modalità di evento, trattandosi di una bomba, era necessario che le abitazioni tenessero i vetri delle finestre aperte, naturalmente una volta che le famiglie fossero state evacuate. Quando esplode un ordigno si sviluppa una pressione la cui forza varia in base al quantitativo di esplosivo. I vetri delle finestre sono i primi a frantumarsi. Per ridurre gli eventuali danni le finestre delle case devono rimanere aperte. Capisce che questo rende le case vulnerabili ad atti criminali.

Quante abitazioni erano interessate?

Circa sette/ottocento abitazioni. Abbiamo chiesto appositamente alla Questura che predisponessero delle squadre. Queste sono intervenute e hanno costantemente vigilato nella zona evacuata assicurandone la tranquillità. Non ci risulta che sia successo nulla.

Questo era certamente un punto chiave, perché nelle zone che sono state terremotate quasi tutte le case sono state saccheggiate

Assolutamente sì, purtroppo esiste questa cosa ripugnante, l’ho vista accadere anche troppe volte. C’è bisogno delle forze dell’ordine che devono prevenire gli atti criminosi. Per questo ci siamo attivati sottolineando, alle autorità competenti, la necessità di questo specifico intervento. Siamo stati ascoltati.

Ho visto che al Pala Iaia c’erano squadre della Protezione Civile di molti altri luoghi.

Quello era il punto di raccolta di circa 90 associazioni del Coordinamento Regionale d’Intervento Rapido del Lazio. Questa è un’organizzazione di associazioni e di gruppi comunali. Ci hanno aiutato in maniera esemplare. Loro avevano il compito di presidiare i varchi, insieme alle forze dell’ordine. Questo per evitare che qualcuno entrasse nella zona evacuata. Avevano, però, anche un altro compito, molto delicato, che noi gestivamo dal Centro Operativo Comunale tramite un’apposita sala radio, avevano, cioè, il compito di verificare che tutti gli appartamenti fossero effettivamente evacuati. Avevamo stabilito una rete di squadre, suddivise nelle varie vie interessate. Ognuna aveva il compito di una via intera oppure di una via da numero civico a numero civico. Campanello per campanello dovevano suonare e verificare che l’appartamento fosse stato evacuato. Quando tutto questo è stato completato, quando via radio tutte le squadre ci hanno dato l’ok, abbiamo comunicato, sempre via radio, al Centro di Coordinamento. Il Centro di Coordinamento era situato all’interno della sede dei volontari, dove c’erano i rappresentanti della Prefettura, c’erano i sindaci, tutti i referenti di funzione, e loro, a quel punto, hanno dato il semaforo verde agli artificieri. Una volta dato il semaforo verde hanno potuto cominciare l’operazione di despolettamento. Senza spoletta una bomba non è più pericolosa. Prima si pensava di portarla via dalla zona e farla brillare da un’altra parte, poi tutto il processo si è concluso nel comune, in un’area dell’Università Agraria nei pressi di Carchitti. Un’esplosione controllata. Il personale del VI° Genio Pionieri di Roma è stato esemplare, ma non solo quel giorno,. Questo anche nei giorni precedenti

Da anni vediamo che la Protezione civile italiana è una fra le migliori al mondo

Lo posso dire con grande certezza. Ho vissuto i sismi dell’Emilia, dell’Abruzzo, dell’Umbria, di tanti anni fa, l’ultimo di Amatrice. Sono stato responsabile di campo in tutte queste circostanze. Devo dire che il volontariato della Protezione Civile è veramente un fiore all’occhiello. Sono delle persone validissime, che danno il cuore, l’anima, danno un grandissimo aiuto e lo fanno in maniera organizzata. Un tempo si andava un po’ alla rinfusa e questo non favoriva l’efficacia dell’intervento. Adesso invece c’è l’organizzazione anche da parte della Regione, del Comune a livello locale per cui l’intervento è organizzato ed efficiente. Però alla base c’è la volontà di queste persone che vengono gratuitamente. Lei s’immagina che qui ci sono state 90 associazioni a una media di due, tre, quattro persone per associazione, che sono venute anche il giorno prima, il sabato quando dovevamo fare un briefing per spiegare loro cosa avrebbero dovuto fare il giorno dopo. Il sabato era la fase di pianificazione, la domenica quella operativa. Sono stati tutti magnifici

L’intervista è finita. Lo guardo mentre parla con calore della “sua” Protezione Civile e mi viene da pensare che noi italiani siamo una strano popolo davvero. Campanilisti, litigiosi, polemici, ma quando arriva l’emergenza sappiamo essere i migliori: altruisti, pronti ad aiutare, efficienti ed efficaci.

Claudio Pellegrini

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