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Stupisce che il segretario regionale del Partito Democratico, Bruno Astorre, e il segretario provinciale Rocco Maugliani si congratulino con quello che – a detta loro – è il candidato sindaco del PD di Palestrina quando, a quanto pare, non esiste alcun pronunciamento ufficiale sull’utilizzo del simbolo.

A Palestrina, infatti, come più volte apparso sui media, il direttivo del Pd è spaccato esattamente a metà mentre statuto e regolamento del partito stabiliscono che, per l’uso del simbolo, occorre il 60% del direttivo.

Nella sostanza due figure che dovrebbero essere di garanzia per tutti, ovvero il segretario provinciale e il segretario regionale, scelgono di schierarsi con una parte, al di là delle regole scritte e democratiche, in netto contrasto con quel rinnovamento nei metodi e nella trasparenza auspicato dal neo segretario Nicola Zingaretti.

Purtroppo, come conferma la recente resa dei conti nei confronti del sindaco di Rocca Priora Damiano Pucci per non aver accettato le imposizioni del senatore Astorre, sui territori continua quella lotta tra fazioni che, negli anni scorsi, ha già portato il PD a perdere molte piazze storiche dei Castelli Romani e del Litorale.

Una storia che si ripete, con gli stessi protagonisti di sempre e gli stessi metodi: o stai con loro o sei fuori. E’ per questo che il partito, anche a fronte di questa guerra senza confini, anziché cercare di mediare rompe il fronte dichiarando il sostegno ad un candidato sindaco di un’altra lista (Palestrina Popolare) lasciando a chi ha sempre militato nel partito nella condizione di schierarsi contro.

Con quale conseguenza lo sapremo il 27 maggio, al termine dello spoglio.

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