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Si sono chiamati semplicemente “Gli amici del parco” ed il parco in questione è quello del rione degli Scacciati, uno spazio verde che si trova fra via Barberini e il Convento dei Frati di San Francesco. E’ un gruppo di genitori che si sta impegnando per trasformare un giardino un po’ trascurato in un luogo dove i bambini possano giocare a contato con la natura.

C’incontriamo un sabato mattina, è una bella giornata luminosa con un sole che rende ancora più verdi le foglie degli alberi. E’ un po’ presto, ma c’è già Andrea che sta montando una piccola tenda indiana in un prato. Andrea è una figura storica nel quartiere. Vive il quartiere dello Scacciato forse più di tutti, perché qui è nato, il suo negozio di alimentari è qualche decina di metri più giù e la sua casa è proprio di là dalla strada.

E’ lui che, come genitore e come uno dei promotori di un’iniziativa, entra subito nell’argomento “Il nostro obiettivo è valorizzare questo giardino. Posso dire che lo conosco da sempre e credo che non sia mai stato sfruttato nel migliore dei modi. La nostra idea è quella di aggregare i giovani che hanno i bambini, di passare delle giornate tutti insieme, avere uno spazio verde dove poterli far giocare, farli interagire fra di loro. Non vogliamo vederli chiusi in casa con il telefonino in mano. E poi, in futuro, se riusciamo a creare un gruppo unito, perché non creare un parco giochi per i bambini, un’area con tavoli per gli anziani? L’idea è valorizzare gli spazi del nostro quartiere.”

Intanto ha finito di montare la tenda. Gli chiedo come, nel quartiere, hanno risposto a questa iniziativa.
“Al momento molto bene. C’è partecipazione e interesse particolarmente da parte dei giovani, proprio perché hanno figlioli che fino ad oggi non hanno avuto un’area dove giocare. Oggi prevediamo che arrivino trenta, quaranta persone, con una ventina di bambini. Non è poco come prima iniziativa. Ed è stata pubblicizzata solo nel nostro quartiere.”

In effetti stanno arrivando giovani coppie con bambini. Ognuno porta qualcosa, appaiono altre tende indiane, colori per dipingere, bottiglie di acqua, vassoi incartati, insomma si prepara una mattinata di giochi. I genitori parlano tra di loro, montano tavolini da campeggio, tolgono sassi che potrebbero fare male se qualcuno cadesse, insegnano ai bambini il rispetto per le piccole piante che crescono.

Immagino che avessero trovato un parco abbastanza trascurato, ma Andrea mi corregge: “Il parco non era proprio abbandonato, diciamo che c’era un po’ d’incuria a livello d’igiene, bottiglie abbandonate, cartacce. Noi, la settimana passata, abbiamo fatto una piccola perlustrazione togliendo bottiglie, rami caduti e ogni cosa che potesse essere un pericolo per i bambini. Con poco, in dieci persone, abbiamo ottenuto un buon risultato.”

Andrea mi lascia, hanno portato dei vasi con dei fiori e sono da piantare a terra. Intorno a lui ci sono già bambini con la paletta in mano. Fremono dalla voglia di scavare buchette e piantare fori. Intanto arrivano altri genitori. Alessandra ha in mano piccoli barattoli di colore, mi fa vedere con orgoglio cosa hanno scritto dei bambini, poi mi racconta quello che stanno facendo

“L’iniziativa nasce perché siamo tutti genitori C’è di bello che allo Scacciato i bambini possono ancora giocare per strada, i miei figli stanno godendo di questa libertà. Certo che avere un parco dove si possono ritrovare e anche organizzare delle piccole feste, insomma un punto di aggregazione che sia anche un po’ più largo di una strada ci sembrava fosse una cosa che mancava. Ci siamo ritrovati a chiacchierare quest’estate con Andrea e abbiamo ricostruito un po’ la storia di quest’area e anche un po’ con gli abitanti del quartiere stesso. Pare che negli anni ’70 ci siano state numerose richieste da parte del quartiere per avere un’area verde a disposizione. Quest’area, che apparteneva prima al convento, poi, grazie al Comune, è diventata un parco pubblico. Mi raccontano che c’era anche una struttura per giocare a bocce. Io è da poco che abito allo Scacciato, però qui non c’avevo mai messo piede. Lo vedevo sempre deserto. Quindi l’idea che ci è venuta parlando è stata quella di ridargli un po’ di colore, un po’ di anima e soprattutto di creare uno spazio per i bambini, un ambiente protetto per i piccolissimi di due, tre anni. L’idea è stata quella di creare quest’area, pulircela, e di farla vivere con varie iniziative. Certo che suo vuole sognare può immaginare anche uno spazio per i più grandi per giocare a pallacanestro, ad esempio. Basterebbe mettere un canestro in un angolo. Di sicuro è che un parco più è vissuto e più rimane pulito. Noi abbiamo scelto un basso impatto ambientale. Ognuno di noi porta piatti, bicchieri, posate e poi riportiamo tutto a casa. Il parco va rispettato. Il rischio è sempre quello che venga abbandonata immondizia, che venga frequentata male. Però questo rischio diminuisce nel momento in cui le famiglie lo vivono tutti i giorni. Un parco pieno di bambini e di genitori è sicuramente una ricchezza. Una risorsa per il quartiere e la cittadina.”

Poi arriva suo figlio, la prende per mano e la porta con sé a finire di dipingere con i colori un pancale, servirà più tardi a chiudere uno spazio. L’intervista è finita con lei, ma nel frattempo arriva Simone Coccia, il Presidente del Consiglio Comunale. Ne approfitto per fargli un paio di domande

La sensazione di molti è che Palestrina sia stata abbandonata a se stessa per troppi anni. Oggi sempre più cittadini tendono a rimboccarsi le maniche e darsi da fare per migliorare il proprio quartiere e la propria città. Cosa ne pensi?
Palestrina è sempre stata un punto di riferimento per quanto riguarda il mondo dell’associazionismo e del volontariato: vedere aumentare la voglia di rimboccarsi le maniche e di ideare situazioni aggregative per vivere al meglio la città, da parte di un numero crescente di cittadini, non fa altro che darci la carica per cercare di riuscire a dare quelle risposte e trovare quelle soluzioni che da troppi anni il nostro comune sta aspettando. Ritengo che questo comportamento possa apportare solo che benefici alla nostra comunità e  che attraverso i suoi effetti riesca a coinvolgere sempre più persone nel far capire che il territorio e gli spazi che ci circondano sono casa nostra e come tali vanno mantenuti e rispettati.

Come pensate di rapportarvi, come Comune, verso queste iniziative?
Come Comune abbiamo il compito di favorire la nascita e la creazione di quelle aggregazioni spontanee che nascono con l’intento di migliorare e far rivivere quegli spazi molto spesso dimenticati . Il cittadino deve riscoprire il suo ruolo fondamentale nella gestione del territorio non soltanto con azioni pratiche e di sensibilizzazione, ma anche, e soprattutto, attraverso un rapporto attivo con la macchina amministrativa.

Rientrano in una vostra visione di rapporto fra cittadino e Ente? In quale cornice operativa pensate d’inserirla?
Le Associazioni e le aggregazioni di persone che hanno come fine il bene comune, rappresentano il mezzo migliore per instaurare un dialogo costruttivo tra cittadini e istituzioni. Come amministrazione stiamo studiando azioni da mettere in campo per poter permettere a queste realtà di poter esprimere al meglio  il loro potenziale affinché nel più breve tempo possibile quei luoghi tornino a vivere di nuovo.

Però ora basta con i discorsi seri, i bambini corrono, piantano fiori, giocano. Ci sediamo un attimo a guardarli. Le tende di plastica ora sono diventate vere tende indiane e gli alberi sono una foresta piena di sorprese e di magie. Questi genitori stanno facendo davvero un buon lavoro, per tutti. 

Bravi “amici del parco”. Lo Scacciato a misura di bambino? Credo proprio di sì.

Claudio Pellegrini

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