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In una calda serata di fine giugno nel Foro dell’antica città di Preneste, un luogo che fu il centro religioso, commerciale, amministrativo, culturale della città si è svolta la prima seduta del Consiglio Comunale della legislatura con Moretti, sindaco.

Raccolti nel Foro i cittadini di Preneste aspettavano “i barbari”, uomini e donne che “sdegnano la retorica e le arringhe.Perché d’un tratto questo smarrimento ansioso? “ per usare le parole del poeta greco Kavafis (“Aspettando  i barbari”) che poi conclude:
“S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti. Taluni sono giunti dai confini, han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi? Era una soluzione, quella gente”

Questo era il sentimento che molti avevano alla notizia dell’elezione a Sindaco di Mario Moretti, uomo di Carchitti, e della Lega, il partito che nato dal nulla, in pochi mesi ha conquistato il 17,94% dei voti prenestini, con un bacino potenziale pari al 44,31% del voto europeo, che ha fatto la differenza in sede di ballottaggio.

Dopo anni di governo di centrosinistra Palestrina viene governata da una giunta di centrodestra ad egemonia leghista (che, nell’immaginario di molti, sono visti come i barbari “celtici” calati dal nord). È stata una cerimonia di insediamento sobria e solenne nello stesso tempo, dove i tanti neoeletti in giunta e maggioranza scontavano un’emozione nella voce e anche in qualche “papera” Ma che dava la cifra del “cambiamento” tante volte evocato nei loro discorsi.

È stato un Consiglio che ha attribuito incarichi ed espletato  tutte le formalità di rito.

Il dato politico della maggioranza, in attesa delle dichiarazioni programmatiche, si può ricavare dagli interventi dei capigruppo e dal breve discorso di Moretti che ha riaffermato di avere ricevuto un mandato chiaro di “radicale cambiamento” per una politica quale alto e nobile strumento di governo, aperto, comunque, all’apporto di tutti. 

Moretti ha poi messo l’accento su un rinnovato protagonismo cittadino per una “rinascita e costruzione identitaria”, un protagonismo che deve basarsi sulle tante realtà organizzate, sui gruppi di quartiere. Interessante poi è che tra le deleghe all’assessore alla Cultura Valente via sia quella relativa al Terzo Settore, dando impulso a quel principio di sussidiarietà, previsto dalla Costituzione, e particolarmente caro all’area cattolica, area a cui si è pure richiamato nel citare una frase di Don Lorenzo Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”  Moretti ha poi concluso annunciando l’inizio dei lavori al “muro delle monache”.

Tra gli interventi dei capigruppo quelli più atteso era certamente quello di Beatrice Stazi della Lega.

Un partito che in pochi mesi, certamente sull’onda del successo nazionale, ha portato a casa un 34% di preferenze, divenendo il primo partito di Palestrina. Su questo, per molti, inaspettato successo occorrerà tornerà per capirne ragioni e prospettive, ma è certo che nelle parole della Stazi non vi era nulla di quella “filosofia” salviniana, un misto di arroganza e istigazione alla paura del migrante clandestino. Stazi ha presentato il suo gruppo come una novità che nasce da una storia antica ma che è proiettata verso il futuro, per far ripartire Palestrina dopo anni di immobilismo in uno spirito di rapporto serio e costruttivo anche con le forze di opposizione

Un discorso fermo e a tratti fortemente identitario è stato quello di Ludovico Rosicarelli di Bella Palestrina, motivato forse dalle critiche che gli sono state mosse a proposito dell’apparentamento con Moretti e per estensione con la destra leghista. Rosicarelli ha rivendicato per il suo movimento una collocazione di centro, quale forza moderata moderna, decisiva per la vittoria al ballottaggio. 

Una forza che come ha tenuto a precisare “non fornirà sconti a nessuno”.

Dare oggi un giudizio della giunta Moretti, non sarebbe corretto. Aspettiamo di vederlo all’opera e già nei primi cento giorni ci auguriamo di vedere dei provvedimenti che diano il senso di quel “cambiamento”, di quella “rottura” con anni di immobilismo che hanno portato Palestrina ad uno stato di sofferenza sociale, economico, culturale e anche spirituale.

Roberto Papa

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