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POVERI NOI NELLE TEMPESTE SOLLEVATE DAI MASS MEDIA, DALLA PROPAGANDA POLITICA E DALLA SCIENZA SBRANATA DAGLI INTERESSI – POLEMICHE E PROCLAMI SUI VACCINI, GREEN PASS, TAMPONI E QUANT’ALTRO RIGUARDA LA LOTTA ALLA PANDEMIA – .SCARSA L’ ATTENZIONE AI REALI PROBLEMI DEL PAESE –
Il “green pass si” e il “green pass no” è diventato un “leit motiv”, la cui presa sulla gente ha innescato un acceso scontro tra favorevoli e contrari.
Il nostro paese ne ha fatto una sorta dii lasciapassare per potersi recare e stare dovunque. Per ora la legge dell’obbligo del “Green pass” è piuttosto discriminante. Comprende solo alcuni ambienti e categorie di persone, mentre altri, Parlamento compreso, inspiegabilmente non ce l’ hanno. È prevista, comunque, l’estensione erga “omnes et omnia”.
SI intuisce facilmente che l’intenzione primaria del governo è quella di indurre a vaccinare tutti e a recuperare i renitenti al vaccino. Avrebbe fatto meglio a far sì che tutti si vaccinassero, senza tanti raggiri. Siamo in emergenza. Si poteva farlo tranquillamente .
Del resto si sa che i vaccinati diffondono i contagi come i non vaccinati. Non c’è differenza in questo. Il vantaggio dei vaccinati è solo quello di scampare a intubazioni, a lunghe decenze per cure intensive e anche alla morte.
SI resta stupiti davanti ad una politica indubbiamente diversiva, che affronta argomenti ormai triti e ritriti. Notizie e trasmissioni a iosa sui vaccini e sui green pass, mentre tante realtà determinanti non vengano poste così massicciamente sui mass media. Appena se ne parla.
CI giorni futuri, oltre al covid sempre in prima linea, si annunciano densi di incognite a dir poco sconvolgenti. Molti lavoratori stanno perdendo il posto di lavoro. La loro protesta è un grido inascoltato, un SOS perduto nell’etere. Il fenomeno dei licenziamenti di massa galoppa già da prima della pandemia da nord a sud e viceversa, senza soste e senza soluzione di continuità. Un esempio per tutti: l’Alitalia.
Le nostre imprese decollano sì, ma hanno il freno tirato. Non sono in grado di battere la concorrenza e, quindi, di primeggiare sui mercati nazionali ed esteri, in quanto troppe leggi restrittive e impedimenti di varia natura non lo consentono. Le disposizioni della UE, inoltre, non tutelano un bel nulla, anzi massacrano l’eccellenza del “made in Italy”.
È non finisce qui l’elenco dei condizionamenti derivanti dall’Unione Europea Ci sono tante altre urgenze da affrontare, tra cui la riforma della giustizia, del fisco, della burocrazia, ai quali si aggiungono, tra l’altro, la pianificazione del verde e l’incremento del sistema digitale. Insomma l’Europa se ci deve dare i salvifici recovery found, ci vuole più moderni, più efficienti e più pratici.
Finora non abbiamo visto, né sentito alcuna proposta in merito. La giustizia langue e peggiora sempre di più. Nessuno si permette di toccare la Magistratura, né il macchinoso sistema giudiziario. La burocrazia è diventata più incombrante di prima. Il sistema tributario e fiscale ancora più pesante e vessatorio. Non c’è la possibilità di una benché minima scappatoia, per fuggire da questi campi di prigionia senza confini. E i giovani in cerca di occupazione stanno a guardare. Chi ha un lavoro o una pensione trema, i tantissimi che l’hanno perduto o che lo stanno perdendo sono nella disperazione.
Si, è vero, il Green pass ci permetterà probabilmente di ritornare a vivere pressoché normalmente. Basta vaccinarsi. Vacciniamoci tutti, allora. Tanto peggio di così non potrà andare. Magari ci fosse un green pass per evitare la valanga degli aumenti smisurati delle bollette dei servizi essenziali. Dove sono i soldi per pagare anche le arretrate cartelle esattoriali? Tutto potremmo risolvere, se facessimo riprendere alla grande il mercato del lavoro con le imprese, con le varie attività, con i commerci, con gli scambi, con proficue produzioni e via dicendo. Senza mai perdere di vista, ovviamente, il coronavirus e liberando le mandrie ristrette in soffocati recinti, È su questo che si deve puntare e con tutte le energie. Non ci sono altre prospettive da seguire.
Pino Pompilio

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