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terremoto-orologio-amatriceLa nostra città a dispetto degli antichi detti “Palestrina passa e cammina” si dimostra ancora una volta una città pronta alla solidarietà e ad aiutare il prossimo. Già in antichità Palestrina si dimostrò solidale accogliendo e dando riparo ai pellegrini che andavano o tornavano dal giubileo. Di un passato più recente l’aiuto che Palestrina portò a Gemona devastata dal terremoto del Friuli. Del presente è invece l’eccellente operatività della Protezione Civile di Palestrina e del comitato della CRI sempre pronti ogni volta che necessita.

imagesA7VRQGQYAnche questa volta sia la Protezione Civile dei Monti Prenestini che la Croce Rossa locale si stanno adoperando in soccorso alle popolazioni delle zone di Lazio, Umbria e Marche colpite dal terremoto di questi giorni. È stato instituito un centro di raccolta dove privati e associazioni, come ad esempio i comitati “festival del Giglietto” e di “San Biagio” e sicuramente anche molte altre associazioni di cui non ho notizia, stanno portando viveri e generi di primaria utilità come stoviglie usa e getta, pannolini, abiti ecc.. Coordinati dalla Protezione Civile Nazionale un gruppo è pronto a partire per portare questo materiale e per dare il cambio ai gruppi che già operano sul posto.

Speriamo che questi sforzi umanitari di cui la nostra nazione è maestra nel mondo non siano vani. Queste popolazioni hanno bisogno ora del primo soccorso, ma avranno bisogno poi di un supporto per anni. Spesso in Italia è capitato che le ricostruzioni delle zone disastrate dai terremoti siano state un disastro peggiore del terremoto stesso.

Nel 2006 furono smontate le ultime 250 baracche (in eternit) in cui vivevano ancora i terremotati del Belice 1968. A Gibellina, sempre nel Belice, si è prima realizzato un museo a cielo aperto disseminando la zona di realizzazioni di artisti vari e di inutili opere faraoniche progettate da grandi architetti, ma nulla si è fatto per le abitazioni civili e per le opere necessarie alla ripresa economica del territorio, come la ferrovia che collegava tutti i centri del Belice che non è mai stata ricostruita

L’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso in un articolo apparso sui quotidiani nazionali dice:

Bisogna subito tirare fuori le persone dalle macerie, le prime 24 ore sono cruciali. In contemporanea vanno piantate tendopoli nella zona colpita, sperando che non le abbiano usate tutte per gli extracomunitari. Uno solo deve coordinare e dare direttive ferme ed immediate. Va evitata la grande lodevole folla dei soccorsi che fanno solo confusione ma sono certo che la protezione civile nazionale, con i vigili del fuoco, i volontari, le forze armate, carabinieri e polizia faranno un lavoro splendido. Conosco bene quella gente, nessuno vorrà andarsene lontano dai loro paesi, vanno trattati come cittadini di serie A con priorità assoluta. Il resto sarà la solita demagogia. Non sono i terremoti che uccidono, ma l’uomo che costruisce male in zone a rischio. È una vecchia storia che si ripete puntualmente dopo ogni tragedia, e succederà così anche questa volta. Con la prevenzione non si vincono le elezioni, lo dissi a Colfiorito nel 2007 in occasione del decimo anniversario del sisma in Umbria davanti al presidente della Repubblica che ci consegnava la seconda medaglia d’oro al merito civile. Mi chiesero di dimettermi subito perché non ero politicamente corretto

In Italia siamo i migliori a gestire le emergenze, ma non siamo capaci ad evitarle. Il 95 % dei nostri paesi ha abitazioni costruite anche mille anni fa, basterebbe agevolare la messa a norma di queste costruzioni, a volte potrebbe bastare solo incatenarle. Se lo stato finanziasse queste spese di qualche migliaia di euro risparmierebbe poi milioni di euro in soccorsi e ricostruzioni.

 

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Purtroppo succede pure che costruzioni nuove, come la casa dello studente dell’Aquila, la scuola di San Giuliano, o la scuola di Amatrice, che dovrebbero essere realizzate secondo l’antisismica, anche perché dovrebbero diventare i luoghi sicuri di gestione in caso di eventuali terremoti, crollino nello stesso modo delle case del 1400 costruite in pietra.

Ripeto la frase di Bertolaso “Non sono i terremoti che uccidono, ma l’uomo che costruisce male in zone a rischio”. Mi permetto di aggiungere non sono le alluvioni o le frane che uccidono, non è la natura che uccide, ma chi la maltratta e la usa secondo i propri comodi.

Voglio essere smentito. Voglio che tra un anno qualcuno possa dirmi “hai scritto un mare di cavolate”!

Paolo Rosicarelli

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