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SAN CESAREO UN PO’ FIACCA LA FESTA DI SANT’ANTONIO ABATE

SOLITO CLICHE’ CON BENEDIZIONE CENTRALE ANIMALI E MEZZI

IL FREDDO HA DOMINATO LE SCENE

 

Ben quattro giorni di celebrazioni per Sant’Antonio Abate: il 17-18-19-20 gennaio. Il 17 è la ricorrenza del Santo. Il tutto più roba di chiesa che esteriorità mondane. I festeggiamenti veri sono stati concentrati su domenica 20. Si sono svolte nella prima metà della giornata tutte le cerimonie previste dal programma riportato nel manifesto firmato dal Consigliere delegato agli Eventi Promozionali, Settimio Ponzo, dall’Assessore al Turismo, Emanuela Fondi, dal Sindaco, Alessandra Sabelli e dal Presidente del Comitato Sant’Antonio, Claudio Massimi.

Le garanzie di ciò che si doveva fare c’erano tutte. Quei nomi non sono certo una firma qualunque, ma un’indicazione sicura di serietà e di efficienza. I primi tre giorni, tutti riti religiosi. La chiesa di San Cesareo con il parroco, don Guido Di Cola, il vice parroco, don Paolo Mancini e altri sacerdoti di supporto sono stati chiamati a presiedere alle funzioni del triduo preparatorio alla Festa del Santo.

Domenica tutto a posto per la benedizione degli animali e dei mezzi. La statua di Sant’Antonio è stata messa fuori la chiesa. La gente passava davanti e il sacerdote benediceva. Distribuito anche il pane benedetto. Il freddo e la grande umidità hanno ridotto notevolmente il flusso delle persone devote al Santo. Non si è vista la folla degli scorsi anni.

La Messa solenne è stata spostata di 30 minuti, dalle 11 alle 11.30, per dare più tempo alle benedizioni e a tutto il resto. Poi, il pranzo preparato dagli chef del Comitato, a base di polenta, lavorata per bene, sotto lo stand adattato a cucina, accanto all’ingresso del cortiletto della sala parrocchiale. Una più calorosa dimostrazione di affetto a Sant’Antonio Abate. A chiusura una grandiosa tombolata.

Anche per quest’anno le tradizioni si sono salvate. E’ un pò poco. Per i prossimi anni qualcosa di più tocca farlo, perché Sant’Antonio è un Santo amico, amico di tutti i sancesaresi, dei nostri animali e, perfino, dei nostri mezzi.

Pino Pompilio

 

 

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