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     Lo scrittore Elio Vittorini, nel romanzo “Uomini e no”, racconta fatti e personaggi della Resistenza. Il protagonista, Enne 2, come anche altri compagni si trovano, nel compimento delle loro missioni, a dover decidere tra comportamenti umani o bestiali. E non era, né è facile esserlo.

     Sabato, 27 gennaio 2024, al Monumento dei Caduti di San Cesareo è stata deposta una corona d’ alloro alla memoria di Bartolomeo Arti, centrato alla testa e al collo da colpi di pistola ravvicinati.

     L’ Arti non è morto subito, ma il mattino presto del 27 gennaio del 1944. Era stato colpito presumibilmente per farlo morire sì, ma lentamente e dolorosamente. Da tutto ciò si evince che sia stata una vendetta perpetrata nei confronti di Bartolomeo Arti, guardia comunale di Zagarolo. Certo è che non si è trattato di comportamenti umani, ma efferati, cioè bestiali.

E, quindi, “Uomini no”.

     È la seconda volta che i discendenti diretti di Bartolomeo Arti, nipoti e pronipoti, chiedono e ottengono dal Comune l’autorizzazione a ricordare pubblicamente il loro congiunto, offrendo ai caduti di tutte le guerre la meritata corona di alloro. Il nome di Arti Bartolomeo è inciso, tra gli altri, alla base del monumento ai caduti. Non è un illustre sconosciuto. Anzi.

     Sabato 27 è stata una bella e mite giornata di sole. Alla cerimonia sono intervenute notevoli personalità in diversi campi: dalla politica alla cultura e giornalismo, a varie professioni, mestieri e attività. Presenti, ovviamente, i parenti diretti, dai più grandi ai più piccini.

Anche un bel gruppetto di gente comune.

     Il parroco, Don Guido ha impartito la benedizione e detto parole toccanti per l’occasione. Lo ha seguito Gianfranco Arti, nipote di Bartolomeo, vero regista e autore di quanto si sta facendo per fare trionfare la verità dei fatti del ’44.

     Il Consigliere regionale di Fratelli d’ Italia, Marika Rotondi ha consegnato ad Arti Gianfranco una targa donata dalla Regione Lazio a suo nonno per aver compiuto fino in fondo il suo dovere. La Rotondi ha sottolineato l’importanza della commemorazione.

     Non è mancato perfino il “Silenzio fuori Ordinanza”, eseguito da Massimiliano Giustiniani della Banda Nazionale dei Bersaglieri, grande e appassionato virtuoso della tromba.

     Infine il “Rompete le righe” e il riunirsi dei partecipanti in piccoli gruppi. Si commentava l’accaduto e poi i saluti con rinnovato affetto e stima reciproca.

      Nel giorno della “Memoria” qualcosa di buono doveva pur esserci, altrimenti a che serve ricordare quel passato di sangue, di efferatezze e di morte? Solo per dire: “Mai più” e basta? Se non cambiamo sul serio, non cambieremo proprio nulla. La prova è che continuano quei genocidi. E nessuno lì ferma. “Cui prodest?”.

                          Pino Pompilio

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