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Cave

Elezioni-europee

Tre cittadine prenestine rinnovano le Amministrazioni locali. E’ solo questo che mette in ombra il dibattito sulle Europee? Non sembrerebbe, visto che anche altrove i partiti tengono liste e programmi nei cassetti, consentendo solo qualche sortita postale o con affissioni, a singoli protagonisti e dilungandosi su altre problematiche ben lontane da ciò l’Europa implica e “chiede”.

Se non sono fumogeni, allora è nebbia fitta. Per accendere qualche lume antinebbia su Cave abbiamo messo insieme un po’ di dati. Iniziamo col riportare alla memoria i risultati delle ultime amministrative di cinque anni fa. Degli 8197 elettori si presentò a votare un buon 84.6 %. Di essi, 3695 diedero il loro consenso alla Lista Civica “popolo della lealtà” (Umbertini), oggi assimilabile a: “CON CAVE Bene Comune” (Lupi). Altri 1754 votarono “Cave per tutti”,(Scriva) che, pur con notevole ricambio, trova continuità con “VIVIAMO CAVE” (Campo) . La coalizione PD, UdC, Di Pietro, Rif. Comunista (Rocchi) raggiunse i 726 voti e si è oggi trasformata, con un nuovo gruppo dirigente, in “CAVE INSIEME” (Boccuccia). La formazione “Cave amica” (Abbonato) arrivò a 594 ed oggi non è presente. Proseguiamo ora riportandoci a circa quindici mesi fa con le consultazioni di fine febbraio 2013.

I dati più coerenti alle sensibilità locali verso le amministrative sono quelli delle Regionali, mentre la media dei risultati Camera/Senato può indirizzare ad interpretare l’orientamento all’ Europeo.

Un tema cardine di queste consultazioni è : euro sì – euro no. L’ABC Economics(Fugazzi) con “Scenari Economici”, ha posto la domanda:”sei favorevole all’uscita dall’€uro ?” ad Italiani che si trovano in situazione politico – territoriale di isolamento e disagio paragonabile a quelle verificabili in   cittadine isolate dai grandi centri metropolitani. Lo studio contiene tabelle dettagliate e suddivise per aree di appartenenza che non riportiamo.

I dati relativi al 100% di chi ha risposto sono:

Centro destra: SI = 70%, NO = 30% ;

Centro: SI = 38%, NO = 62% ;

Centro Sinistra: SI = 18%, NO = 82% ;

M5S GRILLO: SI = 84%, NO = 16%;

Area dell’indecis./astens.: SI = 62%, NO = 38%;

Totale : SI = 54%, NO = 46%

Quello che le tabelle non dicono, riguarda le sfumature politiche in merito ai si ed ai no. Mentre la Lega persevera in una campagna già storica, Forza Italia, il cui gruppo dirigente ex PdL, ha comunque firmato i capestri del Fiscal Compact e del Pareggio di Bilancio in Costituzione, tenta di cavalcare il malcontento e si schiera in posizione più sfumata. Il M5S è uno dei più attivi a spiegare i suoi perché dell’obbligo di votare per una uscita dall’euro, e la lista Tsipras porta avanti soluzioni di politica bancaria che derivano da una riflessione in chiave europea basata sull’esperienza greca. Per l’area governativa del Centro, Centro Sinistra e NCD, l’uscita dall’€uro è impensabile. Esistono anche in quest’area posizioni di dissenso, ma minoritarie. Ecco quindi da quale palude si alza la nebbia. Il dibattito sul carico fiscale che l’euro ci impone è imperniato sul rapporto deficit-debito/ PIL e chi sostiene che il Pil aumenterà, smentisce le previsioni pessimistiche dei no euro. Se le ipotesi e le ragioni di chi vuole uscire dall’euro fossero valide, entro breve tempo la crisi determinata dalle strozzature dell’economia reale, che la mancanza di immissione di moneta per il finanziamento di opere pubbliche ed imprese determina e che già ha prodotto il 42,5% di disoccupazione giovanile e più del 13% di disoccupazione globale, condurrebbe a situazioni sociali tali per cui sarebbe forse auspicabile non doversi trovare a governare neanche in un posto piccolo come Cave. La ricostituzione di capitali sani nelle mega banche Nord Europee ed Americane piene di migliaia di miliardi di €uro e dollari di titoli di derivati spazzatura, ci è imposta dal rigore anti Keynesiano del non governo Europeo che fa capo ai banchieri ed è forte con i deboli e debole con i forti? Fior di macro economisti, tra cui un premio Nobel, lo confermano e ci spiegano nei dettagli più tecnici questa incongruità, ma per noi sono più esplicativi i conti della serva. Il Pareggio primario di bilancio non lascerà nulla nelletasche dei privati. Poi spariscono 95 miliardi (€) l’anno di interessi a cui vanno aggiunti i circa 50 miliardi anno da Fiscal Compact a partire dall’anno prossimo. Il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) aggiunge circa 12.5 miliardi anno al conto e l’European Redemption Fund (REF) è in pratica, tramite la modifica dell’art. 5°, la voltura a cedere dei nostri beni, anche comunali, a fronte di debiti che sono palesemente inaffrontabili da parte Italiana. Inoltre con le norme del TTIP (Trattato di Commercio Transatlantico) ancor più sovranità oltre a quella evaporata per mancanza di autonomia monetaria, andrà persa. Tramite giurì internazionali prevalenti, le multinazionali (bancarie e d’affari) americane ed europee che dovessero riscuotere debiti dal nostro Stato, potranno allungare le mani sui beni pubblici di cui sopra. Se a ciò si aggiunge l’incapacità di fruire dei finanziamenti europei e di combattere e ridurre i 120 miliardi anno circa di evasione ed i circa 60 di corruzione, si capisce bene la crisi dell’INPS (ma non solo), che difficilmente arriverà ai primi mesi del 2016 con un regolare pagamento delle pensioni. Questo quadro è pessimistico ? Può essere, ma allora perchè non si organizzano conferenze e dibattiti per consentire ai Cittadini prenestini di uscire fuori dalla notte e dalla nebbie ed andare al voto Europeo sotto il sole delle idee più chiare?

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