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In concomitanza con l’uscita odierna della loro ultima fatica discografica, “Fall”, abbiamo voluto incontrare gli Zero Eq, Band Prenestina il cui genere electro-pop di derivazione anni ’80 continua a farsi apprezzare all’estero, specialmente negli USA, da una decina di anni ormai, facendo conquistare a questi tre giovani e talentuosi musicisti un posto di rilievo nel panorama musicale alternativo internazionale.

Con testi che scandagliano tutte le possibili sfaccettature e dinamiche dell’animo umano supportati da sonorità digitali e dall’intensità di una voce solista a tratti ipnotica, gli Zero Eq si apprestano a fare nuovamente incetta di consensi, proseguendo a passi da gigante quel cammino verso un successo ancora più ampio che ci auguriamo si concretizzi presto anche a livello nazionale.

Ecco cosa hanno voluto raccontare a noi de “La Notizia”:

Innanzitutto presentatevi. Chi siete e che cosa vi ha spinto ad intraprendere il percorso di musicisti?

“Noi siamo gli Zero Eq, Phenix, Io e Tyler… Quello che ci ha spinto a fare musica ė difficile da spiegare, perchè certe cose non le scegli, sono loro a scegliere te.

Il vostro progetto è nato nel 2004, dopo che ciascuno di voi aveva avuto già esperienze musicali diverse. Cosa vi ha spinto a fondere insieme i vostri background artistici e personali e in quale misura questi hanno influito nel creare lo stile particolare degli Zero Eq?
“Il progetto è nato quando abbiamo scoperto di avere un obiettivo in comune, che all’epoca era quello di evolvere il sound degli anni ’80 e che nel tempo ci ha portato a sperimentare sempre di più nel campo dell’elettronica.”
La vostra musica, synthpop ed elettronica con echi anni ’80, fin dagli albori del vostro progetto, è riuscita a raccogliere consensi oltreoceano conquistandosi un posto nelle compilation di riviste del settore statunitensi e mietendo recensioni positive fino in Russia. Quali differenze notate nel modo in cui viene recepita ed accolta la vostra musica all’estero ed in Italia?

“Nonostante quello che si dice spesso, gli ascoltatori esteri non hanno preconcetti, mentre spesso l’esterofilia di noi italiani ci porta a sottovalutare quello che abbiamo in casa… E la cosa non vale soltanto in musica.”

Oggi esce il vostro nuovo album, “Fall”. In che cosa si differenzia dai precedenti “Greatest Hits 2004-2005” e “Bugged Karma”?

“Per prima cosa si tratta di un EP che anticiperà il nuovo album e racchiude i segni della nostra evoluzione sonora, che anche grazie al cambio di line-up (l’ingresso di Tyler) si fa ogni giorno più evidente.”

Quali sono le principali fonti di ispirazione dei vostri testi? E quali i gruppi cui fate riferimento?

“I nostri testi parlano di situazioni quotidiane anche se estreme come la follia o la disperazione. I nostri gruppi di riferimento sono davvero troppi per essere citati tutti… Ci teniamo solo a dire che a dispetto di quanto sembrerebbe non abbiamo come gruppo faro i Depeche Mode.”

 I vostri testi sono in lingua inglese. Scelta obbligata da ragioni di mercato, da ragioni metriche oppure dettata da particolari necessità stilistiche ed espressive?
(Io): ” Da piccolo scrivevo il mio diario in inglese per nasconderlo ai miei genitori e da allora quando penso qualcosa di molto personale lo penso in inglese.”

Il singolo che traina il vostro nuovo lavoro, “Negative Changes”, il cui videoclip è già on line, ha atmosfere e sonorità cupe ed un testo che prende l’avvio con una dichiarazione piuttosto forte “Se ne avessi la possibilità, mi ucciderei stanotte, solo per vedere se riesco a sopravvivere, se riesco a decidere, se riesco a controllare la mia vita”. Qual è il messaggio o la riflessione alla base di questa canzone e delle altre dell’album?

” <<Fall>> parla della caduta di un uomo nella follia dettata dalla disperazione e più che un messaggio è un’esplorazione negli angoli più malati della psiche di ognuno di noi.”

Che tipo di accoglienza riceve la vostra musica a livello locale? Quanto siete popolari nella nostra area?

“Ci fregiamo del titolo di band meno conosciuta nella sua città… Possiamo dire di aver molti più fan a Dortmund che a Palestrina, il nostro paese. Forse sarà dovuto al fatto che pensiamo più a fare musica che a parlarne o ad atteggiarci a star di provincia.

Palestrina e le zone limitrofe sono sempre state caratterizzate da un particolare dinamismo musicale. Pensate che le amministrazioni e l’associazionismo locali facciano abbastanza per promuovere e far conoscere le formazioni emergenti più brillanti oppure avreste interventi ed iniziative maggiormente efficaci da proporre?

“A Palestrina abbiamo associazioni come il coro polifonico del Maestro Sebastianelli che tengono altissimo il vessillo dell’arte musicale e molti posti dove ascoltare musica, però riteniamo imperdonabile aver lasciato morire iniziative come <<Nel nome del Rock>>che dovevano essere sostenute da TUTTI, cosa che non è accaduta.”

Oltre ad essere musicisti, avete avuto numerose e significative esperienze anche come produttori. Quali stimoli e soddisfazioni vi ha dato occuparvi di musica in questa veste diversa?

“Lavorare su generi distanti da quelli nei quali operiamo normalmente ci ha consentito di ampliare il nostro vocabolario armonico e ci ha aiutato a mantenere sempre centrale anche nei nostri brani la <<forma canzone>>, perchè pensiamo che la sperimentazione debba essere sempre e comunque fruibile.”

 Quali sono i vostri progetti per il futuro ?

“Il nostro progetto per il futuro? Non farci mancare nulla. Nel frattempo possiamo già dire che a Giugno suoneremo a Roma: il 20 al BlackOut ed il 27 al Muzak… Ci vediamo lì!”

Di Romina Russo

Zero-Eq - Fall E.P. (COVER)

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