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Virus, odio, presente e futuro

Una pandemia che si credeva cambiasse le persone, in realtà ha cambiato soltanto le cose producendo dei mutamenti incalcolabili e imprevedibili. Un sentimento, quello dell’odio, capace ormai di permeare tutti gli aspetti della società, da quelli inerenti lo svago, come lo sport, alla politica, che procede per slogan (e non è una novità) sottintendendo messaggi pericolosi e reazionari.

Nel dibattito tra Walter Veltroni ed Ezio Mauro, impreziosito dal coordinamento di Paolo Di Paolo, fresco vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci, è emerso un quadro della società attuale volto all’analisi dura e spietata della contemporaneità. A questo, però, si abbina una forte necessità di speranza, di spirito civico, di buon senso. E sono queste le basi per ricominciare.

Nel giovedì sera di “Velletri Libris”, rassegna ideata e realizzata dalla Mondadori Bookstore Velletri e dalla Fondazione De Cultura in collaborazione con Fondarc, si è registrato un tutto esaurito (sempre nel rispetto del distanziamento fisico anti-covid). I libri presentati sono stati due: “Liberi dal male. Il virus e l’infezione della democrazia” (Feltrinelli) di Ezio Mauro e “Odiare l’odio” (Rizzoli) di Walter Veltroni.

Il direttore di “Repubblica”, in questa nuova esperienza editoriale, ha realizzato un reportage lucido e completo sui rapporti fra la pandemia e lo Stato, valutando attentamente quelli che sono stati gli strascichi del lockdown e dell’epidemia sul rapporto fra i cittadini e il potere. La deduzione, ampiamente argomentata, purtroppo non lascia spazio alle interpretazioni: il virus è molto più avanti della legislazione e ha già attaccato con forza lo Stato, modificando i rapporti tra le istituzioni e la gente.

Tale circostanza non può che definirsi preoccupante, considerando anche la già scarsa partecipazione degli italiani alla politica attiva, e alimenta un distacco netto fra la democrazia e chi dovrebbe esercitarla. Nella sua disamina, Ezio Mauro, ha fatto molti riferimenti storici, entrando virtualmente in “dialogo” con il libro di Veltroni che pur trattando un argomento più vasto si colloca al meglio nel dibattito coronavirus.

L’ex Sindaco di Roma ha lavorato ad un excursus che tenesse conto degli aspetti storici e sociali, partendo dal passato neanche troppo lontano per operarne un’attualizzazione. Il ventennio fascista, gli anni di Piombo, il boom economico: fasi storiche comparabili a quella della pandemia, soprattutto per il comune denominatore dell’odio, ormai entrato nelle piccole cose. Il problema principale, riferendosi alla politica, è secondo Veltroni quello della concretezza comunicativa: c’è una soluzione democratica, al problema, e una demagogico-populistica.

Se un esercente fallisce ed è costretto ad abbassare la serranda del suo negozio, diventa più vulnerabile e parlare alla sua pancia con soluzioni urlate, odianti e populistiche è più semplice rispetto ad una spiegazione democratica. Quest’ultima, tuttavia, ha il vizio di distaccarsi spesso dalla realtà e risultando quindi penalizzata. Il bisogno di speranza, tuttavia, passa dalle parole giuste. Parole che possono fermare l’odio, e dare il via alla libertà.

La serata di “Velletri Libris”, anticipata dall’anteprima dedicata al Premio con Sara Notaristefano, autrice di “Breve storia di ordinari alibi familiari”, racconto contenuto nell’antologia “Per un pugno di storie”, è terminata con il firma-copie e le foto-ricordo.

Prossimo appuntamento per la rassegna sabato 5 settembre, alle ore 21.00, con Nadia Terranova e i giurati del Premio per la presentazione di “Come una storia d’amore” (Giulio Perrone) e la tavola rotonda sulla narrativa contemporanea.

Rocco Della Corte

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