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2973_gen_296Negli ultimi 5 anni è cresciuto a dismisura il fenomeno della mobilità sanitaria nel mondo, e il business ad essa collegato.

Una delle cause è stata sicuramente la portata della crisi economica mondiale esplosa nel 2008. Se ne sente parlare sempre di più, in particolare i media italiani ripropongono l’argomento ogni volta che si parla del costo delle cure odontotriatiche e del business nato nei paesi dell’est Europa.

Viaggiare per motivi di salute però, non è un fenomeno recente. Basta sfogliare un libro di storia per ritrovare gli antichissimi soggiorni termali, anche se si deve dare atto che soltanto dall’inizio del IXX secolo, con l’avvento dei collegamenti su rotaia e con la crescita della classe borghese, il fenomeno ha acquisito una dimensione rilevante.

Il primo a definire il turismo sanitario è stato lo studioso J.C Henderson, secondo il quale il fenomeno sarebbe riconducibile a 4 aree di intervento definite dai benefici ricercati dal consumatore, ovvero:

  • Area della “malattia“, caratterizzata da servizi di diagnostica, interventi chirurgici urgenti, trapianti, servizi odontoiatrici, etc.
  • Area del “benessere“, caratterizzata da servizi quali: agopuntura, massaggi, cure termali, etc.
  • Area della “riproduzione“, inerente a trattamenti per la fertilità e la procreazione assistita.
  • Area del “miglioramento“, propria della chirurgia plastica e dei trattamenti estetici.

Lo studio di Henderson pubblicato nel 2004 ha solo dato inizio ad un’analisi del fenomeno, e la letteratura dedicatagli negli ultimi anni ha definito i principali fattori che ne hanno incoraggiato la crescita. Si va all’estero per risparmiare, soprattutto se il proprio Paese d’origine richiede un’ingente spesa sanitaria, per ricercare una migliore qualità dei servizi, per evitare le liste di attesa e ricevere una prestazione “tempestiva”.

il valore del turismo medico è stimato a 2,3 miliardi di dollari. Secondo il Sole 24 ore, nel 2009 il numero di italiani curati in strutture estere si elevava a 70 000 e quello degli stranieri curati in strutture italiane a 60 000, cifre che per il momento posizionano l’Italia ancora tra le nazioni ancora “scarsamente” assorbite dal fenomeno che continua invece a crescere in Europa, dove tra i principali Paesi “esportatori” troviamo l’Inghilterra e la Francia.

A favorire la mobilità sanitaria europea, soprattutto nelle zone frontaliere, ci ha pensato il Parlamento Europeo, con la direttiva del giugno 2011 che permette ai cittadini della UE di essere rimborsati per l’assistenza medica che ricevono in un altro Paese membro. E in Italia si comincia a pensare a come migliorare la strategia di attrazione di nuovi “turisti” rafforzando le connessioni tra strutture alberghiere, complessi dedicati al benessere e strutture sanitarie, soprattutto nelle zone già rinomate all’estero.

Un progetto sinergico tra i comuni dell’area dei Monti Prenestini, la presenza di strutture ricettive e la nascita di poli specialistici e infine la vicinanza con la capitale possono  rappresentare la seconda via di sviluppo economico d’area direttamente collegato con la vocazione turistica del territorio.

Anche dalla Regione Lazio arrivano segnali positivi che mostrano come la politica regionale è ormai intenzionata a premiare i progetti d’Area, progetti in cui si colga la volontà di fare sistema, di lavorare in funzione e con chi con il turismo lavora, investe e rischia del suo.

I sindaci dei Monti Prenestini però, non hanno  ancora compreso che l’unica via per incrementare seriamente il turismo nel proprio territorio è  l’abbandono completo della strada del campanilismo per favorire invece politiche di collaborazione e condivisione.


DI:
 Redazione Abbuffone.it

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