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Da più parti, come una frase di circostanza si sente ripetere IO SONO CHARLIE HEBDO. Io no! Non mi sento di esserlo se non nella libertà di espressione e di pensiero. Non condividerò certamente alcune vignette blasfeme che, con una certa leggerezza, vengono postate su FB. Semplicemente le ignoro! Ma sulla tragedia che ha interessato il mondo intero e non solo la Francia, ho voglia di dire la mia. Lo faccio su questo portale che è letto anche dai numerosi amici che ho in quel meraviglioso Paese che è l’Egitto, che, grazie a Dio o ad Allah, ma soprattutto al nuovo presidente Al Sisi, è riuscito a mantenere un certo equilibrio in una nazione che rischiava l’Islamizzazione.

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Le «guerre di religione» in lingua araba, «jihad».

Secondo l’organizzazione «Voice of the Martyr» (i dati risalgono al 2002-2003), ben centosessantamila Cristiani vengono uccisi ogni anno a causa della loro fede, e la stragrande maggioranza sono uccisi da musulmani. Se l’Islam è una religione di pace, come si sente dire di tanto in tanto non solo dai musulmani ma anche dai mass-media, perché c’è così tanta oppressione in tutti i Paesi islamici?

Ma che cos’è, esattamente, la «jihad»? Vi sono due interpretazioni:

1) per il sufismo, la dottrina mistica dell’Islam (ora in declino), la jihâd-ul-akbar è la Grande Guerra Santa che viene combattuta contro il proprio «io» inferiore ed è di massima importanza per ogni musulmano: in pratica, si riferisce all’aspetto personale e spirituale di sopraffare i desideri peccaminosi;

2) nel secondo significato, molto più letterale, la parola indica l’uso della violenza per diffondere la fede.

Il Corano, com’è noto, è una raccolta degli insegnamenti che Maometto dettò in vita a quattro scribi; fu standardizzato diciannove anni dopo la morte di Maometto e ne esistono quattro diverse redazioni, di cui la più usata è quella seguita dai musulmani sunniti (che rappresentano l’85% di tutti i credenti nell’Islam) – ci riferiremo a questa. Gli hadith («ahadith») sono invece raccolte scritte («tradizioni») dei detti e delle azioni di Maometto, il cui esempio e autorità hanno grande importanza nell’Islam. Gli hadith, assieme al Corano, sono intesi a governare ogni aspetto della vita, inclusa la legge civile.

Molti musulmani, è noto, sono persone straordinariamente benevole e desiderose della pace. E l’Islam ha in sé molti elementi di pacifismo: As-Salâm, ovvero «la Pace», è uno dei novantanove nomi di Allah; e «pace, pace» è il canto dei beati nel Paradiso musulmano.

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A parte queste premesse, però, chiunque voglia commettere una violenza è perfettamente giustificato dal Corano a farlo. Sebbene la violenza nel Corano a volte sia intesa come autodifesa, altre volte è violenza gratuita. Ci sono tre motivi per cui qualcuno può essere ucciso: assassinio, adulterio, o abbandono dell’Islam (apostasia); secondo la legge pakistana, chiunque insulti Maometto può essere messo a morte, mentre in Siria per essere uccisi basta pronunciare la parola «ebreo» (inserita in qualsiasi contesto).

Molti passaggi nel Corano esortano i musulmani a uccidere gli infedeli, termine che in origine designava gli Arabi che non si sottomettevano all’Islam ma, dopo la morte di Maometto e la violenta espansione territoriale islamica, passò ad indicare tutti i non musulmani.

Così, per esempio, nella sura 2 (190/193)«Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono […]. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. […] Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah».

O nella sura 4 (76): «Coloro che credono combattono per la causa di Allah, mentre i miscredenti combattono per la causa degli idoli. Combattete gli alleati di Satana. Deboli sono le astuzie di Satana».

Interessante è poi la sura 5 (33), ove alla «giustizia umana» si affianca la «giustizia divina»: «La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso».

Ancora, nella sura 9 (5-23): «Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. […] Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia, vi dia la vittoria su di loro, guarisca i petti dei credenti […]. Oh voi che credete, non prendete per alleati i vostri padri e i vostri fratelli se preferiscono la miscredenza alla fede».

Il versetto 29 è illuminante: «Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il suo messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità»; questo è molto grave perché il popolo della Scrittura comprende gli Ebrei e i Cristiani! Inoltre, il Corano incita a non aver pietà del nemico finché non si converta (sura 47, versetto 35): «Non siate dunque deboli e non proponete l’armistizio mentre siete preponderanti».

Quelle appena citate, ovviamente, sono solo alcune delle numerose sure che incitano alla «guerra santa» in nome di Allah.

Inoltre, ai musulmani viene insegnato che chi combatte e muore in una jihad riceve il perdono di tutti i peccati commessi, e viene ricompensato con una vita sensuale e lussuriosa in Paradiso: il Paradiso islamico si chiama «Giardino delle Delizie» ed è descritto come una grande oasi, dove i beati vivono in ricchi palazzi, banchettano con cibi squisiti e bevande inebrianti (comprese quelle proibite sulla terra) e fanno l’amore con le sempre-vergini urì. Molte sure promettono, a chi muore in guerra, di andare «nel più alto dei Paradisi»; si veda, ad esempio, la sura 3 (157-158): «E se sarete uccisi sul sentiero di Allah, o perirete, il perdono e la misericordia di Allah valgono di più di quello che accumulano. Che moriate o che siate uccisi, invero è verso Allah che sarete ricondotti» e più ancora nel versetto 195: «Il loro Signore risponde all’invocazione: “In verità non farò andare perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, ché gli uni vengono dagli altri. A coloro che sono emigrati, che sono stati scacciati dalle loro case, che sono stati perseguitati per la mia causa, che hanno combattuto, che sono stati uccisi, perdonerò le loro colpe e li farò entrare nei Giardini dove scorrono i ruscelli, ricompensa questa da parte di Allah. Presso Allah c’è la migliore delle ricompense”». Oppure alla sura 4, versetto 74 si legge: «Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa», come anche si esplicita alla sura 22 (58-59):«Quanto a coloro che sono emigrati per la causa di Allah, che furono uccisi o morirono, Allah li ricompenserà nei migliore dei modi. In verità Allah è il migliore dei compensatori! Li introdurrà in un luogo di cui saranno soddisfatti. In verità Allah è il Sapiente, il Magnanimo».

Dunque, uccidendo i non-musulmani si ottiene la ricompensa più elevata in questa religione. Non solo: poiché Allah è libero nelle sue scelte, può far andare un uomo all’Inferno anche se quello non ha mai fatto nulla di male e, anzi, si è comportato sempre in modo irreprensibile. C’è un solo modo per essere quasi sicuri di andare in Paradiso: morire in una jihad.

Da qui ai kamikaze (parola giapponese che durante la Seconda Guerra Mondiale designava i piloti nipponici che si suicidavano gettandosi con gli aerei contro le navi americane per avere la certezza di colpirle) il passo è breve: sebbene Maometto condanni il suicidio, negli anni ’80 del XX secolo il dittatore iraniano Khomeini stabilì che chi si toglie la vita per uccidere – o tentare di uccidere – un nemico non-musulmano diventa martire e va in Paradiso. Agli aspiranti kamikaze vengono imposte veglie, digiuni e la lettura di passi del Corano (non solo quelli che abbiamo segnalato) che inneggiano alla morte per Allah ed ai premi che si riceveranno. Un vero e proprio «lavaggio del cervello»E non mi si venga a dire che sono uno sporadico gruppo che non sa interpretare il Corano. C’è connivenza dei governi! Alcuni esempi:

– Secondo un documentario PBS Frontline nell’anno 2000 i libri di testo del Ministero dell’Educazione dell’Arabia Saudita contenevano un insegnamento ripugnante proveniente dagli hadith (Bukhari 4:176-177) e secondo l’insegnamento di Maometto stesso. Quest’insegnamento fa parte dell’istruzione dell’obbligo per tutti i bambini delle scuole medie dell’Arabia Saudita. L’insegnamento, intitolato La vittoria dei musulmani sugli Ebrei, è il seguente: «L’ultima ora non verrà prima che i musulmani combatteranno gli Ebrei, e i musulmani li uccideranno. Così gli Ebrei si nasconderanno dietro le rocce e gli alberi. Allora le rocce e gli alberi grideranno: “Oh, musulmani. Oh, servitori di Dio. C’è un Ebreo dietro di me. Venite e uccidetelo”».

– Fa parte del testo anche un elenco di princìpi, che comprendono il seguente: «Ebrei e Cristiani sono i nemici dei credenti. Essi non approveranno mai i musulmani. State attenti a loro». Quest’insegnamento è perfettamente in linea con i precetti del Corano (sura 5, versetto51):«Oh voi che credete, non sceglietevi per amici i Giudei e i Cristiani, in verità Allah con guida un popolo di ingiusti».

E vengono in mente le parole che aveva pronunciato Gesù dinanzi ai suoi discepoli: «L’ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. E faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me» (Vangelo secondo Giovanni, capitolo 16, versetti 2-4). Queste parole hanno oggi un significato potente.

L’Islam è una dottrina di potere e di gloria.

Si sente affermare comunemente dalla stampa e dai media che l’Islam è una religione di pace. Questo è vero soltanto se inteso in un senso – la pace verrà quando tutte le religioni «concorrenti» saranno state sottomesse all’Islam (vedere la sura 9, versetto 29, già citata più sopra). I musulmani che dicono che l’Islam è una religione di pace, possono dirlo solo ignorando o adattando i suoi comandamenti violenti.

Quando finirà questa catena di sangue? La risposta è racchiusa nell’intelligenza e nel cuore dell’uomo!

Antonio Gamboni

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