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(22) 23-24-25-26 SETTEMBRE…MA CHE SI E’ FESTEGGIATO?

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     L’inizio della così detta Sagra o Mostra dell’Uva, giovedì 22 settembre, per un dispetto del tempo è stato spostato a lunedì 26. Buono, invece, nei giorni seguenti. Venerdì 23 è stata una sorta di prova generale. Non molta la gente. La si è vista tantissima sabato e domenica. Di meno lunedì.

Sul palco sono saliti i complessi che, a turno, hanno animato le serate con canzoni e musica da ballo. In ordine si sono esibiti Valentina Urbini Band e I Guaranà e I Figli delle Stelle.

I pomeriggi sono stati occupati da saggi di scuole di ballo, come quella “Non Solo Danza” di Marlene Ragusa e, a seguire, quella di “Sueno Latino”. Sabato gli allievi della Internetional Muay Boran Academy hanno fatto vedere meraviglie.

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Domenica, le ragazze della Ginnastica Ritmica Polisportiva San Cesareo, il Gruppo Anonymous Crew della scuola DanzAmica e, infine, i ballerini pluricampioni della Full Dance hanno riscosso applausi e consensi a non finire. Giochi popolari nella mattinata. Ai partecipanti iscritti è stato offerto il pranzo.

Molto positivo l’impiego delle risorse umane locali. I ragazzi delle scuole di qualsiasi genere: sportivo, danza, ballo, ginnastica ritmica e perfino parrocchiale, vanno visti, ammirati, gratificati per il loro impegno e per la loro bravura. Davanti ad un pubblico amico ce la mettono tutta.

Sulla piazza Giulio Cesare e uscite adiacenti il solito contorno di bancarelle. Non è mancato neanche un madonnaro, Giorgio, che ha disegnato la Madonna e Padre Pio. Un’opera ammirevole. Sull’ex piazzale Co.Tra.L. sistemate le giostre, delizia dei bambini.

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Chi ha furoreggiato, però, è la cucina, non solo quella dello stand gastronomico, ma anche quella di altri affermati cuochi, come Marco Cettici e Guido Scacco. E fino a qui tutto ok. Di quello che c’era e ce ne era abbastanza per tutti i gusti, non è mancato nulla. Specie i più giovani si sono divertiti un sacco.

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La 48^ Mostra dell’Uva, dei prodotti tipici locali e della cucina casareccia è piaciuta. Il Comune, la Pro Loco, il Comitato Sant’Antonio, il patrocinio della Regione Lazio, in simbiosi, hanno fatto un apprezzabile lavoro.

A questo punto sorge spontanea una domanda: ma cosa si è festeggiato? L’uva? Lo dicono le tradizioni, la storia del paese, le immagini sui manifesti, le aspettative della gente, però di uva se ne è vista tanto poco quanto niente. Solo qualche tralcio di vite secca e sporadici grappoli appesi qua e là. In vendita alcuni cestini di uva in uno stand insieme ad altri prodotti ortofrutticoli.

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I tempi dell’Uva Italia, richiestissima sia dagli abitanti del luogo, che anche da paesi europei, sono passati da un pezzo. Ce n’è ancora in giro, ma è ben poca cosa e costa tantissimo.

Conviene continuare a ricordare un prodotto praticamente non più coltivato sul territorio? O è solo una festa alla memoria? Sono in tanti che la rimpiangono e vorrebbero ritornare a riportarla nuovamente in vita. Ma come? Mettendo dovunque gigantografie di viti con meravigliosi e golosi grappoli dorati? Si può anche fare.

C’è da prendere in considerazione anche coloro, e sono una larga maggioranza, che vogliono non parlare più né di mostre e né di sagre dell’uva. Vogliono sostituirle con altre celebrazioni. San Cesareo di scelte alternative ce ne ha a iosa.

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Di questo, tuttavia, ritorneremo a parlare in altre occasioni. Per ora aspettiamo l’andamento della Sagra di Zagarolo, che segue sempre, di una settimana, quella di San Cesareo. E’ da lì che siamo partiti quando i due paesi costituivano un solo comune.

                                                                                                   Pino Pompilio

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