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Al via la Stagione del Teatro Comunale Città di Cave Il cartellone del primo trimestre prevede un’offerta varia, che possa raggiungere esigenze e gusti di un pubblico che il gruppo promotore guidato dal Direttore Artistico Milco Paravani, si augura sia vario e vivace. Gli spettacoli in programma dal 8 novembre 2014 al 31 gennaio 2015, primo trimestre di programmazione. spazia dal teatro brillante, al monologo satirico, ai giovani che si cimenteranno con testi entrati nel novero dei classici, ci sarà spazio per spettacoli compositi, che uniscano vari linguaggi espressivi, come recitazione e danza. Per celebrare l’inizio della stagione, lo spettacolo inaugurale affronterà un tema etico e civile e si rivolge alla società tutta, per questo motivo si è scelto di commemorare, con una ferma condanna, il centenario della Prima Guerra Mondiale. A tutti i soldati caduti sui campi di battaglia e nelle trincee ed a tutte le vittime innocenti di questa immane tragedia, più di venti milioni di persone, è dedicato questo spettacolo : “Trincee”. La “Grande Guerra” incendiò per quattro anni l’Europa e coinvolse tutto il Mondo. Fu un conflitto sanguinario in cui le conquiste della tecnologia produssero armi micidiali che provocarono milioni di vittime sia sui campi di battaglia che fra i civili. La Grande Guerra, nata per gli italiani come coronamento delle guerre d’indipendenza, destabilizzò lo scenario europeo e fu la causa prima delle successive rovine che si susseguirono per gran parte del ‘900. “Trincee”, regia e libero adattamento del regista Marco Colli, è condotto da un soldato qualsiasi.

E’ un soldato di bronzo, in piedi da cent’anni sul suo piedistallo, nella piazzetta del paese. E’ il monumento al “milite ignoto”. Il soldato, in libera uscita, scende dal suo piedistallo e racconta la guerra, spiega la sua tragedia e quella di centinaia di migliaia di soldati morti e dispersi come lui. E’ lui che mette insieme opere diverse e distanti l’una dall’altra, che hanno, però, come comune denominatore, la ferma condanna della guerra, che distrugge non solo le vite degli uomini, ma anche i valori fondamentali, la dignità, i rapporti, il rispetto reciproco, la solidarietà. “La guerra è la madre di tutte le cose e di tutte le cose è regina”, così com’era 3 mila anni fa quando si udivano i lamenti delle Troiane di Euripide, che nei secoli si sono unite a quelli dei fanti in trincea di cui fu compagno e testimone Emilio Lussu, alla voce aspra della Madre Courage di Brecht e quella ironica, ma altrettanto dura, di Karl Kraus. Il finale è dedicato ad un pensiero di una ragazza olandese di 15 anni, morta nel campo di sterminio di Bergen Belsen un mese prima della fine della guerra. La ragazza si chiamava Anna Frank: “Odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà anche noi, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza finirà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili”. Nel corso dei secoli la storia dimostrerà che non sarà così, che non basterà avre ideali integri per evitare le barbarie di tutte le guerre che si sono succedute da sempre in poi, che mutano i modi, ma lasciano dietro di sé solo sangue e dolore. Egemonizzare e sottomettere i più deboli, in nome di alibi paradossali e assurdi quali religione, benessere e tolleranza, qualità positive che se spinte all’eccesso

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