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Uno studio di Maria Grazia Granino Cecere

M.Vassidio Paullino

Ci occupiamo oggi di una recente pubblicazione di Maria Grazia Granino su un documento inedito dell’epigrafia prenestina: Funera publica e loca sepulturae publice data a Praeneste (Epigraphica 72, 2010).

La Granino è professore ordinario di Storia romana e di Epigrafia latina presso l’Università degli Studi di Siena. Dal 1993 è socio dell’Istituto Archeologico Germanico e della Pontificia Accademia Romana di Archeologia; è membro dell’Association International d’Èpigraphie Grecque et Latine. Ha collaborato per molti anni con l’Istituto Italiano per la Storia Antica.

Ha curato la sezione epigrafica del Museo Archeologico Nazionale di Palestrina e ha partecipato alla redazione dei cataloghi di varie sezioni dei Musei Vaticani. Da molti anni su incarico della Berlin-Brandenburgischen Akademie der Wissenschaften raccoglie e studia le iscrizioni latine del Latium vetus per realizzare un Supplementum del volume XIV del Corpus Inscriptionum Latinarum, in gran parte dedicato alle iscrizioni di Palestrina. In tale ambito ha nel tempo pubblicato diversi studi per approfondire specifiche tematiche di storia sociale, amministrativa, finanziaria.

Proprio nell’ambito della realizzazione del Supplemento al volume XIV del CIL, una decina di anni fa inviammo alla Granino una fotografia dell’iscrizione di cui all’oggetto. Si tratta di una lastra marmorea (cm. 34×54), rinvenuta verso il 1950 nell’area tra Piazza Ungheria e via Pio XII, in contrada San Rocco e attualmente conservata in proprietà privata. Le lettere sono incise con discreta cura ed il testo è il seguente: Dis Manibus / M. Vassidi C. f. Paullini / (qui) vixit ann(is) V, mens(ibus) VIIII / huic locus sepulturae ex / d(ecreto) decurionum) publice datus est.

L’iscrizione – scrive l’epigrafista – era dunque posta sul sepolcro di un bimbo morto all’età di soli 5 anni e nove mesi: del giovanissimo defunto non sappiamo altro, se non che per decisione del senato locale venne concessa a spese pubbliche l’area in cui realizzare il suo sepolcro”.

Il gentilizio del bimbo, Vassidius, non é attestato in altre iscrizioni a Praeneste, ma il nomen da cui deriva, Vassius, é attestata in due documenti, uno d’età repubblicana, l’altro d’età imperiale. Vassius era uno dei magistri del collegio dei coronari che curarono una dedica alla Fortuna Primigenia subito dopo la realizzazione del tempio della dea nelle grandiose forme di stile ellenistico, tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I. Lo stesso nome si trova anche in un frammento dei fasti prenestini in cui si fa riferimento a prefetti di germanico e Druso eletti duoviri quinquennali. Il piccolo Paullinus ottenne per decreto dei decurioni il luogo di sepoltura a spese pubbliche, “quale onore consolatorio evidentemente attribuito al padre, che doveva essere uomo influente nella Praeneste del tempo”.

Secondo Granino questo “onore” a Praeneste sembra sia stato concesso con una certa generosità, dato che, nella documentazione epigrafica locale, sono attestati cinque casi su circa 400 databili in età imperiale. La cosa strana é che in Italia si hanno pochissimi casi in cui l’onore della sepoltura é stato concesso ad un bambino di appena cinque anni e nove mesi. Gli altri quattro casi riguardano un liberto benemerito per atti di evergetismo (la pratica con cui il privato donava alla collettività i propri beni, ristrutturava strade, edifici pubblici, ecc.): Lucio Urvineio Filomuso; un apparitor (uno dei littori che precedeva il magistrato supremo): Voluntilius Macer; una donna, magistra della Mater Matuta: Sulpicia; ed un altro individuo del quale non si conosce il nome.

Il complesso degli onorati, – scrive Granino – sembra suggerire, pur in considerazione del limitato numero delle attestazioni, come nella realtà locale tale onore fosse attribuito ad individui di minor rilievo sociale rispetto a coloro che ebbero invece funerali pubblici”. A Praeneste é attestato un solo caso per un seviro augustale  e questo sta proprio ad indicare che si trattava di un ruolo sociale d’indubbio spicco. Esso era riservato a coloro che avevano rivestito le supreme magistrature cittadine, come Gn. Voesio Apro o P. Acilio Paullo, o che godevano di un particolare prestigio economico e sociale, come il curatore degli spettacoli D. Velio Trofimo, o i quinquennali scelti dal collegio dei falegnami, o ancora il pantomimo M. Aurelio Agilio Settentrione, divenuto famoso sulle scene.

Sembra possibile, dunque, – conclude Maria Grazia Granino – ipotizzare che a Praeneste i decurioni concedessero l’onore di uno spazio da destinare alla sepoltura con misurata generosità; e solo in casi eccezionali a personalità di maggior rilievo fosse riservato un funerale a spese della comunità”.

Angelo Pinci

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