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IN RICORDO DI GIORGIO BORGHESANI.

Martedì 1 settembre alle ore 19, nella cattedrale di Palestrina, sarà officiata una Messa in suffragio di Giorgio Borghesani, nella ricorrenza del trigesimo dalla sua scomparsa.

Non solo Palestrina vorrà ricordarlo ma anche il suo paese natale. Infatti  è sempre rimasto attaccato alla sua terra di origine e anche lì, a San Giovanni in Persiceto, la sua improvvisa scomparsa ha lasciato tanto dolore e tanto vuoto nei numerosissimi amici che gli sono stati vicini dall’infanzia alla maturità.

 

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Della messa, che sarà celebrata il primo settembre, ce lo ha comunicato Giorgio Veronesi, suo amico d’ infanzia con il quale ha sempre conservato uno stretto rapporto fatto di continue telefonate ed incontri, quando la nostalgia si impadroniva di Giorgio e, dopo aver lasciato tutto, partiva per San Giovanni in Persiceto. Mi ha inviato un pensiero che gli amici del Coro Gardeccia e il Centro Culturale “G.K. Chesterton”, di cui era socio onorario, hanno voluto dedicare al loro amico.

“Caro Tony – mi ha scritto – avrei , lo sai, tante cose da dire su di lui alla luce dei rapporti personali. Una fratellanza lunga dall’infanzia e la gioventù, con i collegamenti che poi ho mantenuto con lui, giornalieri, non solo per me ma a nome delle diverse realtà della mia città… fino ai libretti pubblicati per i quali sono stato con lui in stretto contatto.(‘Alter ego’ mi aveva nominato nel suo ultimo libro su Santiago di Compostela).

Vorrei dirti confidenzialmente che stavamo lavorando (già un passo dall’arrivo, ci eravamo consigliati quella mattina, per mezzora, io ero appena arrivato in val di Fassa, per alcune rifiniture da apportare agli ultimi capitoli) su un libro ‘storico’- artistico da lui ideato sulla vita dello scultore Maestro Mateo, che nel 1168-88 costruì il portico detto della Gloria, di ingresso alla cattedrale di Santiago. Bene, nell’ultima pagina Mateo, di cui non si sa esattamente la data della morte, ‘scompare’ alla soglia- da Giorgio ipotizzata- dei 74 anni (!!) e una frase da lui scritta mi ha fatto molto riflettere:

‘Quel grande portale apparve in tutto il suo splendore, quel Cristo non giudice severo ma padre amoroso era lì in attesa del pellegrino per portarlo con Lui nella Gloria Eterna”.

Giorgio con l'amico Giorgio Veronesi
Giorgio con l’amico Giorgio Veronesi

Ed in allegato alla lettera di Giorgio Veronesi c’era questo meraviglioso e commovente ricordo:

“C’sa fègna ? Che famo? Fummo naturalmente dispiaciuti per la partenza, in pratica per l’ emigrazione, di Giorgio alla volta di Palestrina, o meglio: per Roma, come ci dicemmo allora; il nome della cittadina lo conoscevamo solo come appellativo del grande musicista che vi era nato e Roma ci sembrò una giustificazione più che accettabile per perdonargli l’abbandono del nostro paese natale. Avvenuto per motivi di lavoro e portando con sé la sua giovane famiglia.

Giorgio, col suo carattere estroverso, era un frutto tipico della provincia bolognese: la frequentazione dei circoli parrocchiali, dei bar e delle associazioni (ve ne sono qui circa 200), in cui le diverse generazioni vengono in contatto e si punzecchiano, si mandano sfottò reciproci eppur si applicano a obiettivi comuni ben determinati… forgia l’individuo per renderlo ‘persona’: amichevole , accomodante, collaborativo, generoso e deciso.

Così era il nostro amico: dopo i giochi d’infanzia e le normali frequentazioni giovanili si era ben introdotto e impegnato in diverse attività, come il Carnevale (con la sua innata e precoce arte creativa vi partecipò nell’ideazione e costruzione di diversi carri che hanno fatto epoca , e fu anche un Bertoldo giovanile, nostra maschera cittadina) e , fondamentale per lui e per noi, contribuì assieme ad un gruppo di giovanetti, nel 1959, a raddoppiare il, fino allora, un quintetto canoro, trasformandolo in un vero coro, stimato e apprezzato in Italia e altri siti”.

Nacque allora un grande amore, destinato a durare tutta la sua vita: le montagne , i cori ad esse ispirate e gli amici coristi. Prove, gite, concorsi, cene, scherzi, una perfetta fusione di animi e intenti.

Dopo poco più di una decina d’anni, però, venne l’addio al paesello e naturalmente, alla frequentazione ‘fisica’ del coro. Sapevamo che sarebbe tornato a trovarci per trovare la famiglia di origine (e venne, tante volte, per intrattenersi con l’anziana mamma anziana e gustarne i tortellini). Fu sempre una festa accoglierlo in amicizia e fargli ascoltare le nostre ultime novità canore, trattenendo il fiato per sentire il suo parere, sempre sincero e appropriato.

Nacque comunque una sorta di gelosia in noi nel saperlo gradualmente introdotto nella vita di un’altra città. Ci parlava dei nuovi amici di Palestrina, degli amministratori civici da lui pungolati bonariamente con le sue vignette riportate spesso nella copertina del vostro settimanale , dell’associazione presepi, dei fraticelli, dei padri della Mentorella…capivamo insomma che non eravamo più gli unici oggetti dei suoi interessi. La sua parlata, l’inflessione della sua voce si andava modificando e anche in questo sentivamo crescere una certa distanza tra di noi.

Il nostro dialetto bolognese – Giorgio lo parlava correntemente (è.. la lingua ufficiale del nostro carnevale storico), può sembrare dolce ma è secco e determinato nelle sue frasi incisive , con gli accenti finali tronchi, alla francese. Porta al dinamismo dell’azione. Il romanesco invece, almeno per i nostri orecchi, è più pacioso e ci sembra indurre a un rallentamento ‘filosofico’ delle attività.

Ed è qui che volevo arrivare, per giustificare il titolo di questa composizione.

Quando a noi capita un imprevisto, una difficoltà o dobbiamo prendere una decisione tra diverse soluzioni, e siamo perplessi, quando abbiamo un dubbio (o un più tribolato…’trubbio’, come diceva Giorgio scherzosamente), prorompiamo sempre con un sospiroso interrogativo: “Mo c’sa fégna?”. Cosa facciamo?

Bene, ora una confidenza: voi non potete sapere come rimanemmo male la prima volta che Giorgio, da noi interpellato su un certo problema organizzativo, un impasse, uscì con un romanesco : “ Che famo?”

Come proporre a un latinista di passare a una lingua ostrogota!

Capimmo così che Giorgio era entrato in un bilinguismo totale, indice di una avvenuta fusione di due culture cittadine diverse ; cosa che senza dubbio avrebbe ancor più arricchito la sua personalità.

I coristi del Cat Gardeccia con i suoi accompagnatori sono venuti diverse volte a Palestrina, per dare concerti in loco o, guidati e organizzati dal nostro amico, per esibirsi nelle vicine Latina, Tivoli, Mentorella.

La nostra gelosia iniziale nei confronti della vostra città per averci ‘sottratto’ Giorgio nel tempo si è stemperata , mutandosi in un orgoglioso ‘grazie’, nel costatare quanta amicizia gli avete dato: bastava camminare con lui per le strade della città per sentir risuonare saluti gioiosi e manifestazioni di affetto a lui rivolti.

Viceversa, chi di voi prenestini è venuto a san Giovanni per concerti del Cat Gardeccia, (avvenimenti sempre ‘rivestiti’ nei manifesti, libretti, CD, dall’arte di ‘Giobor’), si è reso conto di quanto –al trascorrere dei decenni- l’amicizia per lui rimanesse profonda, commossa, tenace .

La scomparsa dell’amico a noi comune ha paradossalmente affratellato le nostre due comunità, l’abbiamo notato nelle espressioni di dolore e cordoglio dette, lette, espresse in mille modi ma tanto simili.

A tutti ha regalato amicizia, forse la sua dote più grande assieme alla poliedrica arte.

La sua vita è stata dettata da un profondo amore evangelico per la sua famiglia, il suo lavoro, il prossimo.

Ed ora, caro amico Giorgio, ora che ci hai lasciati nelle nostre incombenze di routine senza più accompagnarle col tuo saluto quotidiano, il buonumore, la tua frase o vignetta sbertucciante ma propositiva, senza i tuoi consigli, i tuoi progetti, la tua sempre generosa collaborazione ai mille progetti iniziati e rimasti sospesi…oltre a pregare e cantare in coro, come faremo tra qualche giorno, che la ‘Signora della neve ti copra col suo manto’…ora…

C’sa fègna?… Che famo? (Per gli ‘incolti’: cosa facciamo?)

Giorgio con il Coro "Cat Gardeccia" in occasione dell'esibizione a Tivoli in onore di Padre Adam
Giorgio con il Coro “Cat Gardeccia” in occasione dell’esibizione a Tivoli in onore di Padre Adam

Gli amici di San Giovanni in Persiceto

 

 

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