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Recentemente nelle piazze di Palestrina (e non solo) si è molto mormorato a proposito di un video pubblicato e divulgato in rete riguardante il Duomo di Sant’Agapito.

Tale video porta all’attenzione il fatto che due dei medaglioni che decorano la Cattedrale ritraggono volti di personaggi viventi a rappresentare Cardinali che erano a capo della Diocesi secoli fa. Si parla di burla facendola sembrare quasi una profanazione al luogo sacro che è il Duomo.

La cosa ci ha incuriositi: chi mai può mettere in atto una burla simile senza che nessuno se ne accorga e fermi la profanazione (se così si può chiamare)? In un paese in cui la burocrazia arriva ovunque come è stato possibile che enti come le Belle Arti, i Beni Culturali o similari non siano intervenuti? Siamo, quindi, andati ad approfondire la vicenda partendo da chi era in Cattedrale ai tempi dell’ultimo restauro ed abbiamo scoperto una bella storia di generosità e condivisione.

Tutto è partito dalla volontà di Don Vito Cinti, Don Antonio Sbardella (all’epoca Parroco e Vice Parroco del Duomo) e del Vescovo Don Domenico Sigalini, di realizzare una canonica per la Cattedrale. Purtroppo le chiese antiche non sempre avevano annessa l’abitazione del Parroco e questo era un grande disagio soprattutto per una Parrocchia come Sant’Agapito, quindi c’era la reale necessità di ricavare uno spazio che fosse adibito a ciò.

Economicamente Don Vito e Don Antonio avevano potuto soltanto affrontare la spesa per le mura, ma non potevano continuare i lavori, però in quel periodo operava in Cattedrale anche Don Davide Solano (ora a Zagarolo) che, riconoscendo l’importanza del progetto, si è adoperato per trovare dei benefattori che prendessero a cuore la situazione. Fortunatamente a Palestrina c’erano imprenditori di grande cuore che hanno provveduto a fornire i materiali necessari al completamento della canonica a titolo gratuito, come, ad esempio, i pavimenti.

Questo perché, in quel tempo, la Diocesi doveva affrontare spese altrettanto urgenti per il restauro della Cattedrale, ma anche su questo c’era la necessità di risparmiare. Caso ha voluto che ospiti di Don Davide Solano (colombiano) ci fossero due pittori colombiani di fama internazionale in zona per una mostra a Roma, Ramòn Tarrazana e Javier Avendaño, che per ricambiare il dono dell’ospitalità hanno voluto occuparsi gratuitamente del restauro, approfittando del fatto che i benefattori di cui sopra si offrivano anche di fornire il materiale necessario per questa opera (tele, colori, pennelli etc).

Mentre per tutti gli altri ritratti è stato possibile riprendere l’originale, per i due medaglioni incriminati non c’era nulla da fare. Infatti tali dipinti erano già stati danneggiati pesantemente dai bombardamenti e la ricostruzione di quella parte di muro non è stata fortunata in quanto risulta ora essere particolarmente esposta all’umidità e rende difficoltosa qualsiasi opera di manutenzione.

Al momento dell’intervento dei due pittori colombiani non fu possibile recuperare i tratti somatici precedenti quindi si è deciso, in accordo con il Parroco e le altre autorità ecclesiali locali, di usare volti a caso prendendoli da fotografie di parenti e amici. Del resto sembra che anche Caravaggio, Raffaello, Tiziano e tanti altri celeberrimi artisti usavano volti di persone reali per raffigurare Santi, Madonne e Angeli, Caravaggio ha addirittura scomodato Michelangelo!

Inoltre questa è la pratica usata anche dai pittori originali (Bruschi, Caroselli e Galimberti) dei medaglioni. Infatti è storicamente provato che i volti attribuiti ai Vescovi e Cardinali che si sono succeduti alla Cattedra di Palestrina precedentemente all’epoca in cui vissero gli autori non sono effettivamente corrispondenti a quelli veri poiché non esistevano raffigurazioni di quei personaggi, sono stati ritratti, quindi, volti di amici e parenti.

In ogni caso l’opera effettuata dai due pittori colombiani ha riscosso ottime valutazioni dai più affermati critici d’arte per la qualità dell’opera e per aver mantenuto pressoché invariato lo stile artistico originario. Sono stati anche elogiati per non aver danneggiato ulteriormente i due medaglioni “incriminati” ponendo sopra di essi due tele che non infieriscono sul muro già difettoso e nel frattempo mantengono intatto quello che resta degli originali.

Ora si è valutato che per riportare tutto allo stato originale bisognerebbe intervenire sul muro rischiando di danneggiare anche altre opere esistenti e con costi non indifferenti. Probabilmente si troverebbero ancora benefattori che finanzierebbero l’opera ma siamo sicuri poi che si riuscirà a mettere il giusto volto in corrispondenza del nome? Qualcuno ha certezza di che faccia avessero Maurus e Mauranus?

Nessuna burla quindi, solo soluzioni pratiche e antiche per problemi pratici e antichi.

Gioia Cafaro

 

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